L'Editoriale

La politica che fa male all’Italia

Un po’ a sorpresa l’agenzia di rating Standard & Poor’s non si accoda agli uccelli del malaugurio

Un po’ a sorpresa l’agenzia di rating Standard & Poor’s non si accoda agli uccelli del malaugurio e conferma l’attuale livello di solidità del debito pubblico italiano. Le prospettive sono negative, ma non c’è quella bocciatura sulla quale sta scommettendo la speculazione sui mercati, e di rincalzo la più fallimentare classe politica del nostro stesso Paese. L’argomento più utilizzato in questi giorni dall’opposizione al Governo è che quando il Pd stava a Palazzo Chigi il Pil cresceva più di adesso e lo spread ara duecento punti più basso perché i risparmiatori si fidavano della capacità dello Stato di ripagare i suoi debiti. Argomenti veri solo in parte, perché il Pil effettivamente saliva dell’1,5% ma eravamo gli ultimi in Europa e la spinta era tutta merito dei miliardi messi nel sistema finanziario dalla Banca centrale, con il quantitative easing che finisce tra due mesi. È invece del tutto falso che lo spread salga per una qualche paura dei risparmiatori. A nessun investitore di un proprio gruzzoletto è mai stato chiesto a quale spread vuole prestare il suo denaro. Chi muove questo indice è invece la grande speculazione internazionale, alla quale non pare vero sentir dire persino qui in Italia che non ci si fida della solvibilità dello Stato. In politica è chiaro che si dice di tutto per mettere in difficoltà gli avversari, ma mettere in dubbio che il nostro Tesoro non rispetti i suoi impegni è solamente criminale. Primo perché non è mai avvenuto nella storia d’Italia e secondo perché così non si fa male agli avversari politici ma a tutto il Paese.