L'Editoriale

La politica sessista ha già perso

Ma perché in politica tutto è permesso? Abbiamo avuto partiti che ci hanno messo in mutande e i loro leader e controfigure ancora pontificano, se non più in Parlamento nelle ospitate in tv. Si decidono regole importanti, come quelle per la riapertura delle scuole, e chi ripete come un mantra la bugia che queste regole non ci sono, con l’ausilio di giornali altrettanto menzogneri, la passa liscia.

Il minimo sindacale dell’educazione e della responsabilità, che dovrebbe essere naturale in chiunque fa politica, vieta l’incitamento all’odio e alla violenza, mentre invece assistiamo ad autentici linciaggi social, come per ultimo sta toccando alla ministra Lucia Azzolina, e nessuno dei capopopolo di chi offende così crudelmente ha niente da dire. Anzi!

La Lega ha lanciato un sondaggio per eleggere il peggiore ministro di sempre, e in nomination ci ha mandato Fornero, Bellanova, Lamorgese e manco a dirlo l’Azzolina. Tutte donne e tutte non di destra, come se la Meloni ministro della Gioventù ai tempi di Berlusconi che frequentava minorenni possa vantarsi di quell’esperienza. La contestazione, sia chiaro, è legittima, ma gli insulti sessisti, per non parlare delle minacce, sono il segno di una degenerazione sociale di cui la politica ha gravi colpe.

Tutta la politica, perché in questo tritacarne sono passate Boldrini, Boschi, Raggi e altre e altri ancora. E a prescindere dalle loro storie politiche, ogni volta che si ferisce qualcuno in questo modo si sta uccidendo un pezzo della nostra stessa civiltà.