Dove sono la politica e il giornalismo mentre la guerra si infiamma, mentre crolla la produzione industriale, mentre l’inflazione si mangia i salari e mentre i diritti sono sotto attacco come non accadeva d tempo? Potrebbero essere in Parlamento, discutendo – finanche litigando – sulle leggi e i loro risvolti, con i giornalisti “cani da guardia del potere” abbastanza preparati e abbastanza coraggiosi per scalfire la sicumera ridondante del potere. Ma no, non sono lì.
Il Parlamento è affossato da decreti che passano con voti di fiducia e le conferenze stampa sono senza stampa. Potrebbero essere, il giornalismo e la politica, a discuterne in un dibattito televisivo, uno di quelli veri dove si discute di fatti e non di percezioni. Ci sono le reti della televisione pubblica che hanno il dibattito politico – con tutte le voci in campo – come loro funzione. Ma no, non sono lì.
I Tg barcollano (Meloni e il centrodestra occupano fino al 70%, lo certifica l’Osservatorio di Pavia) e i politici monologano. Un giornalista (esterno) del servizio pubblico però ha invitato un pezzo di politica nella sua elegante masseria. Così Meloni e Vespa si sono attovagliati per lanciare la lussuosa masseria del giornalista nel Salento con annesso ristorante.
Il giornalista ha preferito il “suo” podere alla sua azienda. La premier ha preferito l’apericena al Parlamento. Ogni giornalismo ha la politica che si merita. E viceversa. In redazione nei giorni scorsi ci dicevamo quanto qualcuno vorrebbe isolarci. È naturale, con la nostra ossessione per i fatti, le domande e la nostra disabitudine alle masserie.