Non c’è niente da fare: i numeri dicono che in dieci anni in Italia i poveri sono triplicati. E i numeri sono argomenti troppo testardi per arrendersi alle giustificazioni di chi ci ha governato. Certo, abbiamo attraversato la crisi dello spread e quella delle banche, ma se siamo qui è chiaro che le nostre ricette economiche e sociali non hanno funzionato. La politica ha le maggiori responsabilità, perché non è riuscita a riformare e ammodernare il Paese. La rete di protezione dell’economia costruita dall’Europa è servita fino a un certo punto e oggi somiglia più a una camicia di forza che a una corazza. Lo Stato garantisce la libertà d’intraprendere, ma il pensiero liberale è una bella aspirazione, i vincoli fiscali, burocratici, competitivi una brutta realtà. Con Papa Francesco e poche altre eccezioni a dirci che per uscire dal baratro dobbiamo cambiare. Non con promesse mai mantenute, come rottamazione e meritocrazia, ma con contenuti solidi: meglio far lavorare i giovani che gli anziani, il sindacato pensi agli operai e non al potere, sia dato a Cesare quel che è di Cesare, ma il resto a tutti gli altri.
L'Editoriale
La povertà e le riforme mancate
Non c’è niente da fare per combattere la povertà. I numeri dicono che in dieci anni in Italia i poveri sono triplicati