L'Editoriale

La rivincita di un sistema marcio

La rivincita di un sistema marcio

Dal virus prima o poi usciremo, ma per il cinismo in cui è sprofondata la politica italiana non c’è cura. Smettiamo di illuderci: il sistema è marcio fino al collo e se nemmeno in mezzo a una pandemia con centinaia di morti al giorno si riesce a mettere da parte gli interessi di bottega, allora prendiamo atto del livello in cui siamo arrivati, facciamo i complimenti a Renzi per essere riuscito a far dimettere Conte e prepariamoci al peggio.

Con il premier che stamattina salirà al Colle si aprono tre scenari: un reincarico (il più probabile) per imbarcare i responsabili senza Renzi, oppure una riedizione del Nazareno con un nuovo premier, Renzi, Berlusconi, transfughi del Pd e dei 5 Stelle se ce ne saranno, o in ultima istanza le elezioni anticipate, con la probabile vittoria dei sovranisti, Silvio che fa le feste al Quirinale, l’Europa che ci farà vedere i miliardi del Recovery col binocolo, Confindustria & C. che si spartiscono quel che resta, fossero anche i 3/400 euro di chi non avrà più nemmeno il Reddito di Cittadinanza.

Proprio nel giorno in cui il membro italiano del board della Banca centrale europea, Fabio Panetta, ci ricorda che il Covid ha allargato la distanza tra ricchi e poveri, e il nostro Paese si dirige verso una disuguaglianza alla lunga micidiale, l’Italia mette fine a un Governo che ha gestito con coraggio e responsabilità una drammatica emergenza sanitaria ed economica. Non abbiamo replicato gli errori dei negazionisti Trump, Johnson e Bolsonaro in guerra persino con le mascherine, siamo riusciti a fare più vaccini di tutti gli altri Paesi Ue fin quando ci hanno mandato le dosi, con mille difficoltà è stata erogata una montagna di miliardi di euro in ristori e casse integrazioni, ben oltre quanto fatto da Stati molto più ricchi del nostro.

E tutto questo sotto un fuoco incessante delle destre che soffiavano sul malcontento delle piazze, dei giornali che sparavano fesserie a raffica, come il prossimo fallimento dell’Inps strombazzato ieri da Repubblica, giusto per aggiungere nuova rabbia sociale. Perciò quella che Conte ha davanti è una strada molto stretta, dove lui per primo sa che sarà meglio cadere in piedi che andare avanti in ginocchio.