Non c’è niente da fare: la strada del referendum costituzionale è partita storta e adesso raddrizzarla è quasi impossibile. Quella che doveva essere una cavalcata travolgente sul terreno tanto atteso delle riforme rischia infatti di trasformarsi in una disfatta. Un disastro per il premier, ma prima ancora per il Paese.
Colpa di almeno tre errori gravi. Il primo: aver trasformato il voto che presumibilmente arriverà a novembre in un plebiscito pro o contro Matteo Renzi. Con il Paese che va come va tenere a bada gli scontenti non sarà facile. Il secondo errore, nettamente più grave, aver accoppiato una brutta riforma con una legge elettorale che depotenzia in modo pericoloso il sistema di pesi e contrappesi con cui è garantito lo stesso sistema democratico. L’ultimo errore, infine, aver affidato una materia così delicata e centrale a una giovane ministro come la Boschi, capace ieri di rivendicare il Sì alla riforma per non mancare di rispetto a quanto votato fin adesso dal Parlamento. Come se i cittadini debbano adeguarsi ai politici e non i politici ai cittadini. Naturale che sul fronte del Sì non si dormano sonni tranquilli.