L'Editoriale

La violenza la fanno ai Cinque Stelle

E siamo a tre. Dopo Giarrusso fatto passare per amico dei lobbisti, Morra accusato strumentalmente di discriminare i calabresi e i malati di cancro, ora tocca a Grillo. Da un anno il figlio Ciro è sotto indagine insieme a due amici per un presunto caso di stupro, e adesso – prima ancora del probabile rinvio a giudizio – escono i dettagli di una vicenda che, se accertata, dovrà avere una condanna severissima. Perché qui va fatta una premessa: gli abusi sessuali non sono mai scusabili, e proprio oggi, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ci richiamano a una riflessione sulle responsabilità di tutti, da chi ci offre a buon mercato modelli diseducativi sulla rete e in tv, sino alle famiglie dov’è sempre più ridotto il trasferimento di valori e il controllo dei giovani.

Ma lasciamo ad altri spazi questi ragionamenti e torniamo a Grillo. Anzi, ai Cinque Stelle, i fortunati “utilizzatori finali” dell’indignazione che monta per questi casi uno dietro l’altro e già decisi in Cassazione. Se c’è una cosa su cui scommettere con la certezza di vincere al cento per cento, questa è l’inaffidabilità dell’informazione quando si parla del Movimento o di chi semplicemente non si accoda ai suoi detrattori. Di recente è capitato anche a me, con la diffusione nel programma di Massimo Giletti dell’intercettazione di una mia telefonata con il dominus dell’inchiesta Mafia Capitale, Salvatore Buzzi, arcinota perché agli atti del processo.
Una telefonata rappresentata però in modo tale da sembrare tutt’altro che la verifica alla fonte di una notizia di reato (in teoria obbligatoria se si fa i giornalisti), bensì come dimostrazione di un rapporto identico a quello di chi invita lo stesso Buzzi a presentare libri e fare monologhi auto-assolutori in tv.

Ecco, alla stessa maniera, un modesto contributo elettorale è diventato il sigillo della connivenza di Giarrusso con Big Pharma e una frase estrapolata da un discorso sui legami tra politica e ‘ndrangheta l’attestazione della inadeguatezza di Morra al vertice dell’Antimafia. Un copione che rischia di riproporsi con Grillo jr, e che comunque tra le vittime non può avere il Movimento, che nulla c’entra e che ha sostenuto una legge importante contro gli abusi sulle donne, come il Codice Rosso. Un fatto, l’ennesimo, che però già sappiamo non fermerà la propaganda di un sistema troppo forte nell’informazione, e che non aspetta altro per far sembrare orribile – come in una sineddoche – un’intera forza politica il cui peccato originale è di non avere a che fare con chi stupra da sempre le finanze pubbliche, i diritti della povera gente e la legalità.