L'Editoriale

La zavorra del Paese

Non è difficile capire che chi festeggia per il mancato quorum nei referendum rappresenta la zavorra del Paese.

La zavorra del Paese

Quanti gioiscono in un brodo di giuggiole per il mancato quorum nei referendum sono la parte più indecente dell’Italia. Sorvoliamo sul fatto che i 15 milioni di votanti – tutti antigovernativi, com’è facile capire – sono il doppio dei voti presi da FdI nel 2022 (7 milioni) e molti più dei 12 milioni complessivi della coalizione di destra. E sorvoliamo sul fatto che in molte città le percentuali di votanti sono state considerevoli: a Roma e Milano il 36%, a Firenze il 46%, a Nuoro il 59%. Ma è difficile non capire che quanti gioiscono sono la zavorra del Paese. È legittimo gioire della vittoria della propria parte politica, se si vota.

Ma vincere senza votare, solo per l’assenza dei più, è una cosa disonorevole e, per dirla tutta, una cosa civicamente deprecabile, della quale vergognarsi, non gioire. Una logica che rievoca la mentalità fascista, e si ricordi che il fascismo non è una delle possibilità della democrazia, è il contrario della democrazia. E stupiscono, a urne appena chiuse, le dichiarazioni di alcuni esponenti delle destre. Il sottosegretario a Palazzo Chigi Fazzolari (FdI) ha detto: “Il governo esce rafforzato, la sinistra indebolita”. Per sinistra intende ovviamente ogni tipo di opposizione al governo destrorso. Non serve un disegnino per capire: governo delle destre rafforzato non dal voto, ma dal mancato voto, benché chi abbia votato disattendendo le indicazioni del governo sia una valanga di 15 milioni di persone.

A Torino il leghista Giuseppe Catizone è stato chiarissimo. Appena saputo che il quorum non c’era, ha scritto: “E adesso tornatevene a cuccia”. Il popolo dunque è inteso come un branco di cani ribelli, da bastonare e sottomettere. Non l’esito in sé del referendum ma l’insulsa gioia dei pro-astensione ci avverte una volta di più di quale deriva abbia preso il Paese. I segni erano stati tanti: basti vedere la vergogna storica di un’Italia che fiancheggia i massacratori israeliani e aderisce al pensiero unico europeo della guerra “necessaria” contro un nemico che non esiste, non ci ha minacciati né è in grado di farlo. Ora siamo al “popolo branco di cani”. Che altro serve?