Vinte le primarie del Pd, il difficile per Elly Schlein viene ora. Da destra hanno cominciato a riversarle addosso ogni veleno, ma la segretaria, nonostante i suoi 37 anni, pare avere le spalle larghe. Più problematica è la declinazione del programma, a partire dal cambio di passo sulla guerra.
Tutti, anche Putin e Zelensky, dicono di volere la pace, ma poi il mondo si divide in chi dice sì alle armi e chi dice basta. Su questo, la neo leader dem ha già fatto una giravolta, votando no al primo giro e sì al secondo sull’invio di materiale bellico all’Ucraina.
Ora, poiché di saltimbanchi ne abbiamo già abbastanza nel governo, sarebbe il caso di non averne pure all’opposizione, a meno di poter spiegare i motivi di un cambio di strategia, come ha fatto Conte, che approvò gli aiuti militari nella prima fase dell’invasione russa per consentire a Kiev di resistere, mentre ora che Zelensky ha uno degli eserciti più armati al mondo per far ripartire la diplomazia è necessario togliere legna dal fuoco e non aggiungerne di nuova.
Poi ci sono le correnti. Schlein interpreta la voglia di nuovo che c’è tra i progressisti, ma è stata eletta grazie a diversi di quei catafalchi che le viene chiesto di mandare in pensione. Ci riuscirà? E infine ci sono le alleanze. La prossima scadenza delle Europee non aiuta, perché si voteranno le liste col proporzionale, ma se si vuole costruire un’area identitaria alternativa alle destre non c’è tempo da perdere.
Il percorso è lungo ma con Conte, il mondo civico, la Sinistra italiana, i Verdi (possibilmente non quelli degli inceneritori), Unione popolare e quant’altro si può percorre meglio. Preparando una proposta politica che faccia tornare alle urne tutti quei cittadini che non si riconoscono in un’Italia mostruosa, che complica la vita a chi soccorre dei disperati in mare, che aumenta le diseguaglianze frenando il salario minimo, che alimenta la precarietà del lavoro e toglie agli ultimi quel po’ di aiuto che veniva dal Reddito di cittadinanza.
Un Paese dei privilegi contro un’Italia operosa e solidale, che al termine di cinque anni di destre al governo ne avrà a iosa di motivi per non farsi fregare oltre, e tornare alle urne.