L'Editoriale

L’azzardo delle destre sul Colle

I mille e uno motivi che renderebbero grottesca l’elezione di Berlusconi al Quirinale e di cui lui stesso è consapevole.

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L’azzardo delle destre sul Colle

Senza sprecare altro inchiostro per spiegare i mille e uno motivi che renderebbero grottesca l’elezione di Berlusconi al Quirinale – motivi di cui lui stesso è consapevole – la domanda da farsi è perché il Centrodestra ha deciso di correre il rischio di balcanizzarsi irrimediabilmente inseguendo questa avventura, piuttosto che accettare l’invito a trattare con Cinque Stelle e Pd la scelta di un Presidente garante di tutti. Per il Cavaliere la risposta è semplice: il suo partito ha un orizzonte corto e anche i fedelissimi tengono in tasca il piano di evacuazione verso Salvini e Meloni, dato che di Forza Italia non resterà più niente quando Silvio uscirà di scena. Di qui la mossa più disperata che sfrontata, perché se anche saltassero fuori i settanta grandi elettori di Sinistra e M5S disposti a calpestare il mandato dei loro elettori, il successo di un Capo dello Stato venuto fuori in questo modo sarebbe una macchia indelebile sul nostro Paese, sulla Presidenza della Repubblica e pure su chi si è prestato a una tale schifezza.

Più complesso il gioco che stanno facendo Lega e Fratelli d’Italia, che apparentemente restano leali a chi li fa dilagare nelle case degli italiani con le sue televisioni, ma nei fatti stanno mandando al massacro il loro socio. Per quanto ciascuno dei due leader sovranisti speri di papparsi l’elettorato azzurro (ma questo è da vedersi), con la sconfitta di Berlusconi sulla via del Colle e la conseguente accelerazione della sua fine politica, Matteo e Giorgia arriveranno in breve tempo a scannarsi, riallontanando il Centrodestra da una realistica prospettiva di governo, se non a patto di alleanze di facciata che dal Consiglio regionale siciliano a quello lombardo stiamo vedendo proprio in questi giorni quanto siano instabili. Uno scenario che è l’ennesima prova di quanto nel campo conservatore manchino leader di lunghe visioni, capaci di disegnare un progetto serio per il Paese e non limitarsi solo alla facile propaganda con cui oggi raccolgono i consensi. Dunque la forzatura su Berlusconi non è un segnale di forza, ma di enorme debolezza delle destre, che le forze progressiste possono affrontare con molte frecce al loro arco, a patto di non tirarsele sui piedi.