Visto il disastro che ha fatto sulla benzina, al governo serviva un pretesto qualunque per spostare l’attenzione. Di solito niente funziona meglio dei migranti, ma proprio ieri, al processo di Palermo, Conte ha seppellito la versione di Salvini sul blocco in mare della Open Arms al tempo dei gialloverdi.
Ecco allora l’altro cavallo di battaglia, la patrimoniale sulla casa, e pazienza se non esiste nessuna patrimoniale e l’unico appiglio è una direttiva europea fissata per il 2030, cioè tra sette anni. La norma prevede che da quella data si portino gli immobili almeno alla classe energetica E, riducendo la dispersione di calore. In Italia, ha stimato l’Ance, cioè l’associazione dei costruttori, questo significa dover ristrutturare qualcosa come nove milioni di immobili. Ci sarebbe lavoro, insomma, per milioni di operai. Ma chi paga? Le destre, incuranti di creare l’ennesimo conflitto con l’Europa, si sono messe di traverso, promettendo di bloccare la direttiva.
Un film già visto con il Mes, che dopo anni di battaglie, adesso la Meloni andrà diligentemente ad approvare. Più concreti si stanno dimostrando invece i 5 Stelle, per cui l’efficienza energetica è un valore, ma non è giusto far pagare il conto ai proprietari degli immobili. Così, invece di ululare alla luna, si sono attivati per far coincidere con la direttiva una sorta di Recovery Fund Green, che farebbe arrivare a chi possiede case e alle imprese edili miliardi di euro. A questo, d’altra parte, serve la buona politica. Il resto è sollevare polvere, utile solo a chi ha poche idee e confuse.