Se, come pare, Solinas non rinuncerà a correre per il secondo mandato di governatore della Sardegna, il Centrodestra mostrerà le prime crepe nel suo blocco elettorale. E gli effetti non saranno indolore. Per Fratelli d’Italia diventerà difficile conquistare una nuova presidenza di Regione. Zaia e colleghi al secondo mandato potranno scordarsi il via libera per un altro giro e Salvini dovrà temerne ogni giorno la scalata nella Lega. Pure Solinas resterà a spasso, sempre che non ci pensi lo Stato dargli un alloggio, visto che il suo nome ricorre in più inchieste della magistratura. Pur con il collante delle poltrone, per la prima volta le destre mostrerebbero di detestarsi e avere idee molto diverse del Paese.
Ci sarebbe dunque da approfittarne, se non fosse che dall’altro lato i 5 Stelle e Pd non avanzano allo stesso modo. Il Movimento, con un programma chiaro sui temi e compattato da Conte, si ritrova accanto un Pd che invece è diviso su tutto: dalle armi senza fine all’Ucraina alla giustizia, con fronde sempre più larghe e autonome, al punto da schierarsi con le destre sull’abolizione dell’abuso d’ufficio. In Sardegna poi – per restare al caso del momento – l’ex capobastone Soru se ne frega della Schlein e rischia di indebolire una candidatura unitaria e credibile come quella della Todde pur di correre da solo e magari replicare la sconfitta del 2009. Dunque, un’alternanza di governo è possibile, ma a condizione di costruirla partendo dai temi comuni dell’area progressista. E sciogliendo una volta per tutte i nodi del Pd.