Comunque la si pensi, pochi Papi hanno riformato la Chiesa come Francesco. La nuova apertura, netta e profonda, dopo anni di maturazione sul tema dei diritti civili delle persone omosessuali, è l’ultimo anello di una catena in cui si legano le ragioni del terzomondismo, la dignità dei migranti, il rispetto della nostra casa comune Terra, la fratellanza con i poveri. Un manifesto politico disgustoso per chi ha una visione del mondo egoista e di corti orizzonti, con le conseguenti guerre intestine dentro una Curia e le alte gerarchie vaticane dominate da pastori conservatori, quando non corrotti da comportamenti tutt’altro che casti, sia in senso affaristico che letterale.
Dalle accuse fumose dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, Mons. Carlo Maria Viganò, ai giri di dame e miliardi del cardinale ex sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Becciu, nemici e scandali non sono ancora tutti allo scoperto. È l’epilogo gravoso e inevitabile quando si cambiano le regole del gioco, ogni volta che per loro tornaconto i giocatori barano a tal punto da non risparmiare più alcun mezzo. Nulla, però, pure in un corpo plurisecolare come quello della Chiesa, è immune dal cambiamento, e affrontare in modo moderno temi spinosi come le unioni civili è il modo per tenere la fede viva nei cuori e nelle menti, piuttosto che morta nei vecchi codici che gli ultraconservatori più ortodossi sbandierano in pubblico e calpestano in privato.
Senza voler macchiarmi di blasfemia, quando penso al terremoto provocato da questo Papa in una Chiesa decadente nella sua culla d’Occidente, mi viene in mente cos’ha fatto in altro ambito un Movimento come i Cinque Stelle, nato guardacaso proprio il giorno di San Francesco, martirizzato per aver preteso con il Reddito di Cittadinanza una politica solidale verso gli ultimi, risoluto sui temi green e della sostenibilità ambientale, aperto alle richieste di tutti, senza eccezione per le comunità gay. Sembra niente, ma in un Paese come il nostro essere davvero riformisti non è scontato. E di sicuro paga uno e costa cento.