La Banca centrale europea rafforza la sua strategia: tassi sotto zero e montagne di soldi immessi nel sistema finanziario. Una politica espansiva, insomma, che Mario Draghi ieri ha dovuto difendere ancora una volta dalla visione rigorista di Berlino. I risultati ottenuti da Francoforte non sono però quelli sperati. Certo, senza la Bce oggi non avremmo nemmeno l’euro, ma la ripresa non c’è e l’indicatore dell’inflazione pericolosamente basso ce lo dice chiaramente. In questo quadro, coerenza vorrebbe che anche i singoli Paesi Ue si adeguino alla linea della Banca centrale, facendo le riforme strutturali richieste, ma anche sostenendo la crescita e i consumi. Invece soprattutto in Italia le pressioni di Bruxelles e Berlino frenano il varo dell’unica norma necessaria: il taglio radicale delle tasse. A partire da quelle sul lavoro. Di questo però neppure si parla, pur sapendo che senza far ripartire l’economia resteremo eternamente subalterni a chi può controllarci col ricatto del debito pubblico e dello spread. Così, con la Bce che spende, Bruxelles che frena e Roma che tassa non andiamo da nessuna parte, se non nell’immobilismo che alla lunga ci fregherà tutti.
L'Editoriale