L'Editoriale

L’ipocrisia di Kiev sulla tregua

Zelensky può permettersi di fare il bullo con Mosca solo perché ha gli arsenali pieni di armi che gli forniamo anche dall’Italia.

L’ipocrisia di Kiev sulla tregua

A che livello di appiattimento ideologico siamo arrivati se Putin offre una tregua, Zelensky la rifiuta definendola insieme a Biden una provocazione e nessuno si indigna per questa reazione? Certo, fare la pace è più difficile che fare la guerra, ma se non si comincia da qualche parte, cogliendo anche i minimi segnali, i conflitti possono durare secoli.

Per questo la piccola concessione strappata dal premier turco Erdogan, col pretesto del Natale ortodosso, era un’opportunità da non perdere. E il fatto che il governo di Kiev, spalleggiato dagli americani, abbia respinto l’invito, rivela plasticamente un altro pezzetto delle responsabilità del Paese invaso in questa tragedia che ha già lasciato sul terreno migliaia di vittime, e impoverito tutta l’Europa.

Il fatto più incredibile, però, è che Zelensky può permettersi di fare il bullo con Mosca solo perché ha gli arsenali pieni di armi che gli forniamo anche dall’Italia, con l’effetto di prolungare una guerra che a questo punto non ha più speranza di concludersi prima che uno dei due belligeranti costringa l’altro alla resa.

Un’epilogo, dunque, improbabile, visto che la Russia è un tantino più popolata dell’Ucraina, oltre che per il possesso di un imponente quantità di bombe nucleari, mentre Kiev può contare su soldi e armi illimitatamente.

La tregua rifiutata, con le spiegazioni da azzeccagarbugli che abbiamo già sentito ieri, ci aiuta a capire, però, quanto ci sia di ipocrita in certi leader che parlano di pace ma poi non ci pensano neppure un attimo a posare il moschetto.