L'Editoriale

L’ultimo flop di Giorgia sugli sbarchi

La Meloni ha detto più volte che bisogna rivedere i trattati internazionali. Ma da quando è al Governo gli arrivi invece di diminuire sono aumentati.

L’ultimo flop di Giorgia sugli sbarchi

Un rapido riassunto delle puntate precedenti. 1) La Meloni parla per anni di blocco navale per gli immigrati, ma appena arrivata a Palazzo Chigi ha precisato di essere stata fraintesa, perché la sua idea non prevede né il blocco né le navi, bensì accordi con i Paesi al di là del Mediterraneo, come hanno fatto tutti i governi precedenti. 2) Prima che finisse la pacchia, con la presa del potere delle destre, in Italia sbarcava chi voleva. Ora che a dirigere il traffico c’è Matteo (non Salvini, ma Piantedosi, che però fa lo stesso) gli arrivi invece di diminuire sono aumentati. 3) Per risolvere il problema, la premier ha detto più volte che bisogna rivedere i trattati internazionali, come quello di Dublino (approvato nel 2003 dal governo Berlusconi).

Per riuscirci però serve la sponda di altri Paesi, e con le sue posizioni sovraniste il nostro Esecutivo non ne ha. Al punto che ieri la Svezia ha escluso qualunque accordo nei prossimi sei mesi, durante i quali avrà la presidenza di turno del Consiglio europeo.

E dire che il partito dei Democratici svedesi, al governo a Stoccolma, aderisce ai Conservatori e Riformisti di cui è presidente proprio la Meloni. 4) Per mostrare la faccia feroce, si sono obbligate le Ong a fare un solo salvataggio in mare per volta.

Dunque, dopo aver già soccorso qualcuno, se la Ocean Viking di turno incrociasse uno yacht anche italiano che affonda, dovrebbe far finta di niente e proseguire verso il porto sicuro assegnato. Sicuro come le balle che le destre ci hanno raccontato, e con cui il problema dei migranti non si risolverà mai.