L'Editoriale

I 5S al bivio della loro storia

Come i capponi di Renzo, che se le davano di santa ragione mentre era già pronta la loro pentola, nei 5S si menano come fabbri.

I 5S al bivio della loro storia

Come i capponi di Renzo, che se le davano di santa ragione mentre andavano in pentola, nei Cinque Stelle si menano come fabbri incuranti del barbecue che li attende, gentilmente offerto dalle élites finanziarie del Paese con i loro camerieri di destra e sinistra. L’accerchiamento è sotto gli occhi di tutti. Tv e giornali di editori impresentabili hanno convinto milioni di persone che i grillini sono la casta, mentre i padroni di sempre sono misericordiosi, anche se per decenni si sono fatti solo gli affaracci loro.

Il Reddito di cittadinanza, è chiaro, dovrà essere tolto ai poveretti che non sanno come unire pranzo e cena, ma con quei miliardi tornati nelle casse dei soliti noti i talk show certificheranno che sono tutti più felici. Grillo poi è il padre di uno stupratore già condannato ad antenne ed edicole unificate prima ancora del rinvio a giudizio. E siccome i 5S sono tutti figli suoi, l’intero Movimento è fatto di zozzoni. Conte – e qui siamo al grottesco! – quando faceva l’avvocato ha assistito degli imprenditori, e Di Maio ha incontrato 30 secondi alla Farnesina lo stesso 007 che confabulava in un autogrill con Renzi per quasi un’ora, tra un rendez-vous e l’altro con Salvini. Il più pulito, insomma, ci ha la rogna!

Se tutto ciò non fosse abbastanza, ecco che gli eletti in Parlamento fuoriusciti dai 5S spargono ogni giorno veleno, ovviamente tenendosi il seggio, e Casaleggio calpesta la memoria del padre con una guerra sui dati degli iscritti che sta facendo godere tanti come ricci. Eppure le parole carpite nei giorni scorsi all’editore Urbano Cairo sono chiarissime. “Quando non ci sarà più la sindaca Appendino avremo subito le autorizzazioni”, ha detto riferendosi al progetto di un impianto sportivo per il suo club Torino.

Niente di diverso da quello che si dicono gli eterni signori di Roma, furibondi da quando la Raggi gli ha tolto la mangiatoia degli obbrobri urbanistici o dei rifiuti raccolti a spese del servizio pubblico e fatti fruttare centinaia di milioni a vantaggio dei privati. Una rivoluzione che in un Paese dominato dalla disinformazione ha pochissime possibilità di riuscire. Ma se a remare contro ci si mettono pure gli eletti e chi ha fatto la storia del Movimento, allora la partita è persa. E come insegna la storia, dopo ogni rivoluzione mancata la restaurazione è assoluta. La restituzione del vitalizio a Formigoni è solo l’assaggio.