Il partito che esprime il Presidente del Consiglio ed è azionista di riferimento della maggioranza esce con le ossa rotte da uno dei soliti giochetti di Palazzo. La guida della Commissione Affari costituzionali, da dove passerà (quando passerà) la nuova legge elettorale è andata a un alfaniano, tale Salvatore Torrisi, del quale devono conoscerne le opere giusto i parenti stretti. Al suo posto il Pd aveva designato Giorgio Pagliari, fino a ieri altro peones con il vantaggio di essere però un renziano doc. Con sprezzo degli ordini di scuderia la maggioranza della Commissione ha mollato l’unto dall’ex premier e dato una sveglia a Gentiloni. Matteo si è fatto le nomine pubbliche da solo? Decide tutto per conto suo? Ha lasciato al suo destino l’ormai superfluo Verdini? Bene, quando cerca i voti in Parlamento sappia che non li ha più. E dove non può arrivare obbligando al solito voto di fiducia andrà sempre sotto. Un segnale che lascia capire come l’Esecutivo ologramma del precedente abbia le mani legate. E fino alla prossima legislatura farà poco e niente. Esattamente quello che non serve a un Paese bloccato come il nostro.
L’era Draghi è appena cominciata
Se la lista dei ministri vi ha fatto consumare scatole di Maalox, per quella dei sottosegretari serve tutto un ospedale. Torna la Dc degli anni