Nelle carte dei magistrati che hanno arrestato il sindaco Pd di Lodi c’è poco. E anche se ieri Renzi per una volta ha fatto il pompiere, quest’ennesima vicenda giudiziaria con al centro un esponente dem ha teso più che mai il filo già sottilissimo su cui stanno in equilibrio politica e magistratura. Nel partito del premier ormai sono in tanti a sentirsi sotto attacco e a parlare di inchieste a orologeria, mirate a delegittimare il Governo e far naufragare il referendum costituzionale di ottobre. Tanto da arrivare all’insidioso precedente di un componente laico del Csm che delegittima il Gip di un caso specifico, parlando apertamente di arresto ingiustificato per il primo cittadino lodigiano. La fiducia doverosa nella magistratura impone adesso di attendere tutti i passaggi procedurali, ma al di là di questa storia particolare è evidente che così non si va lontano. Dopo lo scontro titanico tra partiti della Prima Repubblica e Pool di Milano, con la sconfitta totale di Craxi & Company, poi venti anni di guerra ininterrotta tra magistratura e Berlusconi, adesso questo nuovo capitolo certifica infatti l’impossibile stabilità di un Paese con politica e toghe perennemente ostili.
L'Editoriale