L'Editoriale

Mai più soldi buttati nelle armi

Con che faccia si può prendere in giro gli italiani spostando l’aumento delle spese militari da oggi al 2028.

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Dopo 18 mesi di aumenti torna a scendere il costo delle bollette di luce (-10,2%) e gas (-10%). Una buona notizia, che segna l’inversione di un trend, anche se c’è poco da illudersi: considerato quant’è diventata cara l’energia, il risparmio per famiglie e imprese sarà minimo, e neppure la fine della guerra tra Russia e Ucraina riporterà il conto ai livelli di pochi mesi fa.

Dunque ci sarà pure questa zavorra su un’economia che per i prossimi anni si annunciava già da tempo faticosa a causa dell’inflazione e del conseguente rialzo dei tassi in banca. Con che faccia allora si può prendere in giro gli italiani spostando l’aumento delle spese militari da oggi – cosa ridicola in mezzo a una pandemia – al 2028, come proposto dal ministro Guerini (Pd) per non far scappare i 5 Stelle dalla maggioranza di governo.

Non piegarsi subito a una pretesa essenzialmente di Nato e Usa per farlo domani, immaginando che in quell’epoca navigheremo nell’oro e potremo buttare miliardi in missili e cannoni, sa semplicemente di presa per i fondelli. È il metodo, per intenderci, che ricalca il più brutto vizio della politica italiana: scaricare su chi verrà poi – a partire dalle generazioni future – i debiti e le spese che adesso non possiamo permetterci.

Perciò ora che il premier Draghi ha capito – ed è la prima volta – che deve fare i conti sul serio con una forza parlamentare che vuole cambiare musica, e che ha in Conte un leader determinato, c’è da augurarsi che non si torni agli errori del passato. L’aumento della spesa militare è infatti una follia – oggi, domani e dopodomani – perché nessun singolo Stato può mantenere un esercito in grado di fronteggiare i colossi di Est e Ovest del pianeta.

Per questo non si perde credibilità internazionale, ma la si acquista, se si archiviano gli accordi superati dalla storia, per muoversi nell’unica direzione che assicura il massimo risultato col minimo sforzo, e cioè la messa in comune della difesa europea. Certo, prima di far nascere un tale esercito bisognerà mettersi d’accordo sulla linea di comando, le regole d’ingaggio e su chi fabbrica le armi, ma la vicenda ucraina ci obbliga a porci il problema e a non buttare mai più soldi in eserciti locali inutili e costosi.