L'Editoriale

Maletti anzi malissimo

Alla Camera la Meloni aveva indossato la maschera migliore, ma ieri, in Senato, ha finalmente rassicurato evasori e sfruttatori.

Per la prima uscita da premier, alla Camera, aveva indossato la maschera migliore, ma ieri, dopo appena ventiquattrore, la Meloni in Senato è uscita al naturale, e finalmente ha rassicurato evasori e sfruttatori. Via libera, dunque, al ritorno del contante in quantità, e stop al salario minimo per i lavoratori poveri. Nel Paese dove sfuggono all’Erario più di cento miliardi l’anno (undici volte il Reddito di cittadinanza che si vuole cancellare) pensate quanta gente sta brindando.

Per non parlare delle imprese che non hanno mai digerito l’idea di pagare a quattro milioni di persone più di tre o quattro euro l’ora. Ricette paradossali, ma tutto sommato queste sono le brillanti idee delle destre, e dato che hanno vinto le elezioni ce le dovevamo aspettare. Quello che invece è indecente, e segna già da adesso la fine di ogni possibile collaborazione con un’opposizione seria e con il senso dello Stato, è la fuga della Presidente del Consiglio di fronte all’ex magistrato Roberto Scarpinato, ora senatore dei 5 Stelle.

Alla precisa richiesta di condannare chi ancora adesso nel suo partito esalta personaggi condannati in via definitiva per aver inquinato le istituzioni negli anni dell’eversione fascista, come l’ex generale Gianadelio Maletti, la Meloni ha detto una palese bugia al Parlamento e alla nazione, inventandosi che quello di Scarpinato è un teorema. Nulla di più falso, ma con questa scusa non ha risposto, tra gli applausi dei camerieri di Berlusconi. La prova che i conti col passato non li hanno mai fatti. E non li vogliono fare.