L'Editoriale

Mamma li russi!

Mamma li russi!

Ora che il Piano segreto in 28 punti tra Mosca e Washington per la pace in Ucraina è stato svelato dal sito Axios, la corsa al riarmo dell’Unione europea appare ancora più insensata. Cosa che dovrebbe indurre i cosiddetti leader Ue a riflettere sulla fallimentare gestione del conflitto.

Tanto sul piano militare, visto che i miliardi in armi e denaro inviati a Kiev a spese dei contribuenti non sono bastati a ribaltare le sorti di una guerra segnata fin dall’inizio. Quanto su quello politico-diplomatico che, qualora il Piano Usa-Russia dovesse andare in porto, vedrebbe l’Europa tagliata ancora una volta fuori da un negoziato che, d’altra parte, ha fatto di tutto per sabotare e niente per favorire. Ma il vero psicodramma sarebbe spiegare ai cittadini europei, semmai il conflitto in Ucraina dovesse chiudersi, da quale nemico dovremmo difenderci buttando nel cesso – a parte quelli d’oro della tangentopoli che ha travolto il governo di Kiev – 800 miliardi del Piano di Riarmo targato Ursula bomb der Leyen. A cui sommare pure il conto della ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra per procura fomentata dagli Usa (di Biden) e che hanno già chiarito (con Trump) che dovremo saldare noi.

Così per non perdere la faccia, ai leader europei non resta che sperare nella prosecuzione della guerra. Magari usando, come arma di distrazione di massa, la stessa propaganda che imputano al Cremlino. Martedì abbiamo appreso del dossier del ministro della Difesa Crosetto sui rischi della guerra ibrida da parte della Russia con tanto di capitolo dedicato all’Italia esposta, secondo Repubblica, su tre fronti: “Energia, infrastrutture critiche ed ecosistema politico e sociale”. Ora si dà il caso che in questi quasi quattro anni di guerra, l’unica infrastruttura (energetica) critica europea colpita sia stato il gasdotto Nord Stream, sabotato dai nostri alleati ucraini e non dai presunti nemici russi.

Quanto alle “campagne di disinformazione” per influenzare l’opinione pubblica, gli hacker del Cremlino devono aver fatto un pessimo lavoro se, ormai dal suo insediamento a Palazzo Chigi, i sondaggi danno il partito della premier Meloni – tra le più strenue sostenitrici dell’Ucraina al punto da scommettere sulla sua vittoria – stabilmente intorno al 30% dei consensi. Non sappiamo chi abbia scritto il dossier, ma se questo è il livello, qualche domanda al posto di Crosetto inizieremmo a porcela.