Mancava solo il complotto dei soliti noti nell’enciclopedia delle cazzate sparate in un anno di governo dalle destre. Non che quelle precedenti fossero meno grandiose, a partire dal dietrofront sulle favole elettorali per colpa dei bonus edilizi, come se questi incentivi non li avessero votati o cavalcati pure Salvini e Meloni, a rimorchio dei 5 Stelle. Il problema è che i nodi dell’esecutivo stanno arrivando tutti al pettine – dal rapporto confuso con l’Europa alla gestione dei migranti – e per salvarsi la premier deve inventarsi ogni giorno una scusa o un nemico a cui addossare i suoi fallimenti.
Così un giorno ci vanno di mezzo le Ong, anche se sbarcano il 5% dei disperati che approdano in Italia, un altro giorno la Francia o la Germania, poi la Lagarde, i mercati, la sinistra, i poteri forti… mancano solo paperino e topolino. Come i pusillanimi, che di fronte ai problemi cercano le scuse e non le soluzioni, la premier ha dunque ammesso che c’è da preoccuparsi per lo spread, e cioè per l’aumento del costo del nostro debito pubblico, ma non ne ha scaricato la responsabilità sulla propria manovra finanziaria tutta in deficit, giammai, bensì su un non meglio precisato complotto dei soliti noti.
Ma noti a chi? Io sono Giorgia di nomi non ne ha fatti, parcheggiando le sue accuse tra i luoghi comuni, tipo la palla è rotonda o non ci sono più le mezze stagioni. Tanto i suoi fan si accontentano. Sono quelli che ci guardano dall’estero, noti e anche ignoti, che invece si domandano: con questa serietà dei governanti c’è da fidarsi dell’Italia?