L'Editoriale

La farsa è finita

Con il via libera del Senato alla Manovra, la prima fase della farsa è finita: zero discussioni, nessun vero esame, solo un Parlamento umiliato.

La farsa è finita

Sono passati più di due mesi da quando il Consiglio dei ministri ha approvato la Manovra. Oltre due mesi per la discussione in Parlamento, ma solo sulla carta. Perché la discussione, in realtà, non c’è mai stata. Tanto che le ultime modifiche, come lo stralcio della norma sui lavoratori sottopagati, sono arrivate a discussione chiusa e fiducia già posta. Un po’ come a dire che il Parlamento non conta nulla, che i senatori possono dire quello che vogliono, ma che tanto non hanno neanche la possibilità di esaminare la legge di Bilancio, decisa – mai come quest’anno – nelle stanze di Palazzo Chigi e del Mef.

D’altronde l’ha detto anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che il Parlamento sta perdendo la sua centralità, andando incontro a un monocameralismo di fatto. Anche se forse sarebbe il caso di dire che non c’è neanche quello, visto che nessuna delle due Camere può davvero metter bocca sulla Manovra, modificata più volte dal governo e non di certo dal Parlamento, del tutto irrilevante. Non è un caso che Giorgetti inviti a interrogarsi su come le democrazie parlamentari dovrebbero aggiornarsi.

Ieri è arrivato, senza una vera discussione, il via libera del Senato. Ora resta la Camera. No, non vi illudete: anche lì il Parlamento non conterà nulla. Ma verrà umiliato un’altra volta, senza poter modificare nulla e limitandosi a fare da passacarte, approvando la legge più importante dell’anno con due giornate di (finti) lavori. D’altronde le democrazie parlamentari devono aggiornarsi. O forse lo hanno già fatto.