L'Editoriale

Meloni parla di lettini, l’Italia pensa al mutuo

Meloni risponde a Schlein e cita i dati dei turisti stranieri, ma non parla degli italiani costretti a rinunciare alle vacanze.

Meloni parla di lettini, l’Italia pensa al mutuo

Giorgia Meloni ha scelto di trasformare un dato parziale in una bandiera: «Il turismo cresce, Schlein dice falsità». Lo ha scritto sui social, citando le rilevazioni del Viminale sugli arrivi estivi. Ma nei numeri che agita come trofei c’è un dettaglio che non compare nei post: la crescita è trainata dagli stranieri, mentre gli italiani in vacanza sono sempre meno. Secondo stime di settore, nelle località balneari più popolari il calo di presenze italiane a luglio ha toccato punte del 20–25%, in parte compensate da arrivi dall’estero. È il segno di una spaccatura sociale profonda: le spiagge non sono vuote, ma a svuotarsi è la classe media.

Non serve chiederlo all’opposizione: lo riconoscono gli stessi alleati della premier. Matteo Salvini, interpellato sul tema, ha messo da parte la retorica balneare e ammesso l’evidenza: «Il problema non è il lettino o l’ombrellone a Forte dei Marmi, il problema è il mutuo». È una frase che vale più di un bilancio: i salari italiani sono fermi da anni, erosi dall’inflazione, incapaci di reggere il costo della vita. Lo dice anche il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari: «Anche con due stipendi, molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Le prime spese a saltare sono quelle per le vacanze».

Il quadro dei prezzi completa la scena: l’onda lunga dei rincari ha colpito tutto ciò che rende possibile partire. A luglio i voli nazionali sono saliti sensibilmente rispetto all’anno scorso, i traghetti pure; una parte dell’hotellerie ha riempito con sconti last minute stanze rimaste invendute, mentre file di ombrelloni sono rimaste chiuse. Consumatori e operatori lo dicono da settimane: non è una crisi d’immagine, è un problema di portafogli. Dove la domanda domestica arretra e il turnover lo fanno gli stranieri, l’Italia reale resta fuori dall’inquadratura.

C’è poi il non detto statistico che la propaganda non spiega: la banca dati “Alloggiati” misura i check-in nelle strutture ricettive, non la capacità di spesa delle famiglie né la composizione sociale di chi viaggia. Una curva che sale può nascondere un Paese che cambia faccia: più turisti esteri ad alta spesa, meno italiani e meno classe media. È la fotografia che scorre sotto i post trionfali: un’Italia-vetrina che non coincide con l’Italia che fa la spesa.

Il paradosso è che Meloni reagisce alle accuse di Schlein – «milioni di italiani rinunciano alle vacanze» – come se fosse lesa maestà, accusando chi denuncia la crisi di “screditare la nazione”. Eppure, secondo Istat ed Eurostat, oltre il 31% della popolazione italiana non può permettersi nemmeno una settimana di ferie, la percentuale più alta d’Europa. Sono più di 18 milioni di persone. In parallelo, oltre 5,6 milioni vivono in povertà assoluta, e il numero cresce da tre anni consecutivi.

Questa non è propaganda: è il ritratto di un Paese in cui il turismo di lusso convive con famiglie che non riescono a pagare l’affitto o a mettere insieme i pasti. In cui il governo, mentre celebra le cifre aggregate di arrivi e presenze, blocca il salario minimo e non interviene sul caro-bollette, sul caro-affitti, sull’aumento record dei generi alimentari. Dove l’assenza di una politica seria sui salari e sui contratti si traduce in milioni di rinunce: non solo alle ferie, ma alla vita quotidiana.

La narrazione ufficiale è quella di un’Italia attrattiva, forte, “orgogliosa di sé”. Quella reale è un Paese dove chi lavora è più povero, dove il turismo è una vetrina per stranieri e un lusso inaccessibile per chi vive qui. Salvini, senza volerlo, ha fatto cadere il sipario: non è il mare il problema, ma la terra sotto i piedi. E lì, tra stipendi fermi e costi insostenibili, l’acqua è già alla gola. Non basteranno arrivi record dall’estero a raddrizzare un modello che esclude i residenti: finché i conti non tornano in cucina, davanti al frigo e all’affitto, ogni esultanza sui lettini resta un manifesto pubblicitario. E mal riuscito.