L'Editoriale

Monopattini elettrici e altre rivoluzioni. L’appetito vien mangiando

Credendo di ridicolizzarmi e di farmi un torto, i miei affezionati haters sui social network da qualche tempo mi chiamano monopattino Pedullà. Tutto si deve a una trasmissione televisiva in cui spiegavo che nelle città la mobilità del futuro sarà sempre più sostenibile e antismog, integrando servizi pubblici e mezzi individuali come le biciclette e i monopattini elettrici. I miei aggiornatissimi interlocutori di destra, rimasti all’epoca in cui modernità era sinonimo di rombo del motore, mi sono saltati addosso utilizzando come al solito una mezza verità e un’intera bugia: andare in bicicletta sul raccordo anulare di Roma è da pazzi, oltre che fuori legge.

Nessuno, però, ha mai detto una tale sciocchezza, dichiarando stupide guerre di religione alle vetture. Nei centri urbani però cambiare modo di muoversi si può fare benissimo, con grande apprezzamento di tutti, come dimostra la semplice osservazione di quanto sta avvenendo a Roma. Dentro le tante risorse previste dal Governo per affrontare gli effetti economici del Covid è stato messo un modesto stanziamento, appena 120 milioni, per incentivare la mobilità green. Solo la settimana scorsa la sindaca Virginia Raggi ha presentato i primi monopattini elettrici in affitto, che sono andati a integrare le biciclette a pedalata assistita già disponibili. In un baleno migliaia di persone si sono messe in movimento con questi mezzi, e non c’è angolo della città in cui non si vedano questi monopattini, letteralmente contesi da tutti.

Siccome poi l’appetito vien mangiando, la sindaca ha riferito in una trasmissione tv che i negozi di biciclette non ne hanno quasi più da vendere, tanta è la richiesta. Una bella lezione per certi commentatori di destra che tanto starparlano in tv, illudendo le menti meno aperte al cambiamento, che se solo sapessero osservare senza tare ideologiche quello che gli accade attorno capirebbero che oggi modernità non vuol dire traffico e inquinamento, o al massimo mettere il wi-fi sulla ruspa di Salvini, ma sostenibilità e agibilità delle nostre città, integrando bus, metropolitane, biciclette, monopattini, funivie e tutto quanto renda questi trasporti utili all’uomo e non l’uomo schiavo dei mezzi.