Dopo la spericolata difesa del ricercato dalla Corte penale internazionale, Netanyahu, il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Tajani, ha trovato un’altra nobile causa per la quale immolarsi. Fare da scudo umano alle banche e alle assicurazioni contro l’odiata tassa sugli extraprofitti miliardari macinati in questi anni dagli istituti di credito e dai colossi assicurativi.
Anche perché, mica sono “mucche da mungere”, ha detto il ministro, pronto a salire sulle barricate per difendere le potenziali vittime, a suo dire, di una vera e propria estorsione. Certo, ognuno si intesta le battaglie che ritiene più opportune. Ma non si può fare a meno di far notare a Tajani che per ogni potenziale “mucca da mungere”, ci sono milioni di vacche che il suo governo ha già smunto fino allo sfinimento. Sono i cittadini e gli imprenditori onesti che in questi ultimi anni sono stati spremuti all’inverosimile da una pressione fiscale che ha raggiunto il livello record del 42,8%. Gli stessi che, grazie alla quinta edizione della rottamazione, dovranno farsi carico anche dei circa 800 milioni che l’erario ci rimetterà per premiare i furbi in nome della sbandierata Pace fiscale. La classica beffa che segue il danno.
Eppure, nonostante tutto, comprendiamo il patema di Tajani. Vaglielo a spiegare ai Berlusconi, proprietari di Forza Italia e azionista di Banca Mediolanum (tramite Fininvest) che il leader del partito di famiglia non si è battuto fino allo stremo contro la tassa sugli extraprofitti delle banche. è il solito conflitto di interessi, sopravvissuto a Silvio, che lotta insieme a noi. Anche se, senza il Cav, si nota meno.