L'Editoriale

Nella partita che vale ci sarà Conte

Per chi ama profondamente il calcio anche le partite minori hanno il loro fascino. Talvolta ci puoi trovare qualche vecchia gloria, anche se raramente ci si diverte a guardare, perché gli schemi di gioco si conoscono a memoria e la posta in palio non è certo il campionato. In politica non è molto diverso, e ieri quello che al botteghino ci hanno venduto come un match d’eccezione in realtà valeva meno di un’amichevole. Dal derby dei due Mattei poteva uscire qualche velenoso traversone, o un bruciante contropiede, ma niente a che vedere con la finale scudetto, dove in campo probabilmente ritroveremo Salvini ma questa volta contro Conte.

Se i leader della Lega e di Italia Viva hanno onorato al meglio delle loro possibilità le rispettive maglie, nell’incontro che conterà sul serio saranno in palio le bandiere, e con esse due diverse idee di gioco: il catenaccio sovranista contro il più moderno calcio totale, senza vecchie geometrie e con scatti veloci da destra a sinistra. Fuor da metafora, quello di ieri sera tra Renzi e Salvini è stata un’esibizione a porte aperte, più che a Porta a Porta, ma al di là della prevedibilità dei soliti argomenti trattati, ci ha fornito solo la conferma di quanto il capo del Carroccio sia tutt’altro che irresistibile, e in un campionato rischia di arrivare alla fine spompato.

Sempre che l’ex premier rottamatore, inebriato da due turni ravvicinati sotto le luci della ribalta (il prossimo sarà nel fine settimana alla Leopolda) non si illuda di essere diventato Maradona, e non riuscendo a fare gol si metta a tirare contro la sua stessa porta.