L'Editoriale

Non basta avere un’idea di Paese

Non riusciamo a tenere il conto di quante promesse s’è rimangiata la Meloni, e nonostante tutto fa il pieno nelle urne.

Non basta avere un’idea di Paese

Una volta non era così. Il politico che raccontava frottole perdeva gli elettori, mentre oggi non riusciamo a tenere il conto di quante promesse s’è rimangiata la Meloni, e nonostante tutto fa il pieno nelle urne. L’ultima balla è quella del Mes, strumento definito da Fratelli d’Italia nefasto, che Conte avrebbe “approvato all’oscuro del Parlamento e col favore delle tenebre” (Giorgia dixit) mentre invece sarà il leghista Giorgetti a portarlo alle Camere il prossimo 30 giugno.

Dunque, in quest’epoca le giravolte non scandalizzano nessuno. Anzi, più le si sparano grosse più si acchiappano voti. Basti vedere che ha raccontato ieri la premier ai sindacati, annunciando l’allargamento dello scaglione più basso dell’Irpef. Dove sono le coperture, o dove si troveranno, ovviamente non l’ha detto, ma questo basterà a giornali e tv scendiletto della maggioranza per dire che si sta pensando anche ai più poveri, meravigliandosi dell’agitazione che cresce nelle piazze, perché a quanto pare le promesse non si mangiano.

Ma una volta non era come oggi neppure la passività generale di fronte ai maneggioni della politica, che nell’ultima tornata di Comunali in Sicilia, per esempio, hanno raccolto un’infinità di preferenze. Allora, che devono fare le opposizioni per tornare a vincere? Dire più menzogne delle destre? Imbarcare gli impresentabili? Fare alleanze tra partiti lontani geneticamente, deludendo sia la base che i vertici? Vincere così – semmai si vincesse – sarebbe peggio che perdere.

Perciò non resta che una strada: visto che ogni forza politica ha la sua idea di Paese, invece di annacquarla in avventurose alleanze elettorali, si cominci a pretendere che arrivi ai cittadini senza essere mistificata come adesso, attraverso i maggiori media usati come clave da una sola parte politica.

Non si facciano sconti a nessuno e per chiarire le cose si ripresentino quelle leggi sulla Rai e sul conflitto d’interessi che non si sono fatte quando si doveva, con l’impegno solenne – semmai ce ne sarà un’altra occasione – di non rimettersi nella trappola mediatica che oggi fa passare le bugie delle destre per verità e gli impresentabili per salvatori della Patria.