L'Editoriale

Non creiamo il partito delle tasse

La Schlein e la Cgil minacciano la mobilitazione per fermare la riforma fiscale, ben sapendo che nelle piazze non porteranno mai tutto il Paese.

Non creiamo il partito delle tasse

Mentre i francesi in massa scendono in strada contro i tagli di Macron alle pensioni, in Italia la Schlein e la Cgil minacciano la mobilitazione per fermare la riforma fiscale, ben sapendo che nelle piazze non ci porteranno mai tutto il Paese. Un po’ perché il nostro sistema delle tasse è massacrante e non lo sopporta più nessuno, un po’ perché i trombettieri delle destre nelle tv e nei giornali vendono le promesse della Meloni come l’Eldorado, l’aspettativa di qualcosa che cambi è fortissima.

Perciò, seppure il progetto presentato ieri cambierà le cose in peggio, non sarà facile animare una larga opposizione popolare alla riduzione delle aliquote o all’ennesimo regalo agli evasori. Inoltre, ci vorrà del tempo prima che chi ha sempre pagato per tutti – cioè dipendenti e pensionati – possa farsi due conti in tasca e accorgersi che non gli è rimasto un euro più di prima, a fronte di altri servizi pubblici cancellati.

Dunque, prima di promettere scioperi generali che si risolvono in qualche ora di disagi, o sollevazioni delle masse come quelle di Parigi (noi le rivoluzioni non le abbiamo mai fatte) sarebbe meglio spiegare dove sta la fregatura, anche per le imprese, e soprattutto proporre subito un’alternativa, unendo su questo le opposizioni o se non si può procedendo in ordine sparso.

Diversamente gli italiani vedranno due sole offerte: chi vuole modificare un sistema pesante e chi vuole mantenerlo. E siccome a fine mese siamo tutti in bolletta, chi difende l’esistente è di diritto il partito delle tasse. Ed è spacciato.