L'Editoriale

Non mutiamo il Pnrr in Prrrr!

Non mutiamo il Pnrr in Prrrr!

Adesso che conosciamo la cornice del Pnrr – che vuol dire Piano nazionale di ripresa e resilienza, che vuol dire a sua volta circa 250 miliardi di soldi europei per ricostruire l’Italia – dobbiamo solo augurarci che tutto funzioni per il meglio. Difficilmente rivedremo mai più una tale massa finanziaria e se la useremo male, insieme all’occasione sprecata ci resterà pure questo nuovo debito pubblico.

Questa premessa non impedisce però alcune considerazioni. La prima è che il Piano è quasi interamente identico a quello del precedente Governo, con dentro una sorta di beffa, perché uno dei principali motivi che portarono Italia Viva a far cadere l’Esecutivo di Giuseppe Conte erano le poche risorse destinate alla Sanità. Somme così insufficienti da rendere irrinunciabile il ricorso al Mes.

Ora nella versione di Draghi i soldi per gli ospedali sono praticamente gli stessi e di Mes non ne parla più nessuno, ma chi dava manforte a Renzi & compari pur di mandare a casa la maggioranza giallorossa e aprire la strada ai ministri di Forza Italia e Lega non dice più niente. Anzi, i giornaloni più zerbini che mai del premier santificano il Piano definendolo “della svolta”, “credibile”, “competente” e via così con altre piroette di lingua simili. A tutto questo va aggiunto che il Parlamento s’è dovuto sciroppare il testo a scatola chiusa, senza avere il tempo di una discussione approfondita. E dire che sono rimaste aperte questioni fondamentali.

Draghi ha promesso il 40% delle risorse al Sud, ma centinaia di sindaci non se la sono bevuta e visto il divario industriale con il Nord i fondi stabiliti non basteranno ad archiviare la questione Meridionale, una della maggiori zavorre del Paese. Parallelamente le riforme annunciate per semplificazioni, Giustizia e Istruzione sono generiche, e dalla discussione in corso sembrano tutto tranne che rivoluzionarie.

Anzi, semmai si sta annacquando quanto già incardinato, soprattutto in materia di processi e certezza delle pene. E quando a Bruxelles si accorgeranno che usiamo i loro soldi non per diventare più “europei” ma per restare i furbacchioni di sempre non ci saranno telefonate alla von der Leyen che tengano per non trasformare il Pnrr in Prrrr!