Che piova o che non piova è sempre colpa della Raggi. Convinti come sono di avere a che fare con l’anello debole dei Cinque Stelle, avversari politici e giornali di complemento battono come un fabbro su ogni mossa della sindaca, a spezzo del ridicolo e col risultato di fare emergere che dopo Di Maio nel Movimento non ci sono tanti altri leader con la capacità, la resistenza e la visione della prima cittadina di Roma. L’ultimo siluro però è scoppiato rovinosamente tra le gambe di chi l’ha sparato, amplificato dalla grancassa del maggiore giornale della Capitale, Il Messaggero, che da mesi attacca così pretestuosamente il Campidoglio da far capire pure ai più ingenui quanto l’editore, l’influente costruttore Caltagirone, sia insofferente all’attuale Giunta.
Dopo l’allarme dei meteorologi e acquisito il parere tecnico dello strumento preposto, cioè il Comitato operativo comunale, giovedì scorso si è disposta con un’ordinanza la chiusura delle scuole, per mettere più al sicuro possibile studenti e familiari in un giorno in cui si prevedevano pioggia e venti con una potenza superiore ai cento chilometri l’ora. Un rischio che sembra sia stato giudicato irrilevante da qualche preside apprendista mago della pioggia, e da folle di cittadini infuriati perché la decisione di chiudere le scuole è stata data nel tardo pomeriggio e non magari per fonogramma una settimana prima.
Ora, come molti sanno, La Notizia non è un giornale con l’anzianità e la presenza storica del Messaggero nella città di Roma, ma alla nostra redazione dove comunque arrivano ogni giorno proteste di ogni tipo, giovedì scorso non si è vista una sola rimostranza per la chiusura delle scuole. Qualche raro commento l’abbiamo visto invece ieri mattina, quando la bufera temuta non c’è stata, e però il rischio che arrivasse era incombente di minuto in minuto, e dunque ogni persona di semplice buonsenso aveva poco da scherzare. Inoltre, le notizie che arrivavano da altre parti del Paese, a cominciare da Napoli dove il sindaco De Magistris ha preso lo stesso provvedimento di chiusura delle scuole, confermavano l’allerta meteo, a cui nella Capitale va aggiunto un ulteriore elemento di preoccupazione per la fragilità di molti vecchi alberi.
La decisione presa dalla Raggi è stata perciò di assoluta ragionevolezza, e chi l’ha criticata per questo farebbe bene a riflettere che se domani in Campidoglio ci sarà un altro sindaco – indipendentemente dal colore politico – questo dovrà fare la stessa cosa a meno di mettere a rischio vite umane. Amministrare la cosa pubblica, così come governare, richiede responsabilità, oltre che onestà e visione di una collettività e delle sue esigenze. Ma questo non basta ancora se non ci si aggiunge il coraggio di fare le cose, e di affrontare l’impopolarità pur di fare le cose giuste. Per questo l’opposizione scriteriata del Centrodestra e della Lega è un gesto di tradimento della città.
Che Caltagirone e gli altri poteri economici vedano la sindaca M5S come il fumo negli occhi ci sta: chi fa affari nella Capitale era abituato a trattare i politici da scendiletto e ottenere in un modo o nell’altro tutto ciò che volevano. E altrettanto ci sta che la Raggi sia il diavolo per i Casamonica, gli Spada, i Fasciani, i condannati a decine di anni di carcere per associazione a delinquere nel processo mafia capitale, malgrado il rigetto dell’aggravante mafiosa che riporterà presto in circolazione i signori Buzzi e Carminati. Nessuno come questa sindaca si è opposto allo strapotere di questi clan, che in una recente trasmissione tv con Vittorio Sgarbi ho definito pericolosissimi, prendendomi per risposta l’accusa di esserlo io un mafioso, oltre a una dozzina di Capra! Capra!
Quello che invece non è comprensibile è come la Meloni e Salvini (tralasciamo Forza Italia perché a Roma con l’ultimo passaggio dei De Lillo alla Lega se ne sono praticamente perse le tracce) pur di buttare giù la Raggi facciano argine alla ristrutturazione dell’Atac, l’azienda dei trasporti che tre anni fa aveva un debito simile all’Alitalia, e che invece dopo il concordato inizia a produrre utili; e ancora perché si oppongano alla messa a dieta della piccola Iri in cui è stato trasformato il Comune capitolino, chiudendo società inutili come Roma Metropolitane, oppure come remino contro sui rifiuti, per la gioia dell’ex monopolista privato Cerroni che sogna di tornare a guadagnare centinaia di milioni come prima, mentre i cittadini si svenano per pagare la raccolta pubblica dell’Ama.