Celebrato il primo anno al potere, le destre continuano la festa con i regali che gli riescono meglio: doni e condoni ai furbi e agli evasori. Ieri è passata la sanatoria ai commercianti beccati a non fare gli scontrini, ma per ogni passo della Meloni, Salvini ne fa due, e così il leader della Lega ha tirato fuori prima il condono edilizio e poi la pace fiscale, ovviamente senza dire su quali abusi edilizi e tributari.
Per gettare fumo negli occhi, d’altra parte, questi dettagli non servono. Quello che conta è tenersi buono l’elettorato con gli scheletri nell’armadio, e schiacciare l’occhio a chi non aspetta altro per cominciare a trasgredire, giusto per non risultare il più fesso del villaggio. È la strategia più classica del liberismo d’accatto che è da tre decenni la cifra delle destre italiane.
Partiti che blaterano di mercato, di libertà d’impresa, di poche regole economiche chiare e uguali per tutti, ma poi varano regolarmente le leggi ad personam (prima per Berlusconi padre e ora per i suoi eredi, col dietrofront sugli extraprofitti delle banche). E che dire della fine del mercato tutelato dell’energia, avviato all’ennesimo rinvio, o del no alle gare sulle concessioni balneari o i taxi?
Dal disastro dei migranti al caro-vita, questo governo al primo giro di boa è dunque da bocciare, ma l’assenza di un’idea – una – sull’economia preoccupa anche di più. Per quest’anno, infatti, abbiamo goduto della coda dei provvedimenti precedenti, compreso il Superbonus e il Reddito di cittadinanza che hanno smantellato. Per metterci in cambio cosa? Briciole e condoni.