L'Editoriale

Nuove bugie dagli amici dei Benetton

A destra e dintorni, dove il leader maximo Matteo Salvini neppure sa la differenza che passa tra utile e fatturato, si sentono da giorni spericolati trattati di economia ispirati dalla vicenda Benetton. Il Governo e i Cinque Stelle – si dice in sintesi – sono degli incapaci perché dovevano punire il concessionario delle autostrade e invece lo stanno facendo ancora più ricco offrendogli una sorta di buonuscita con molti zeri.

Ora, premesso che in uno Stato di diritto nessuno punisce chicchessia se non la magistratura – che infatti continua a indagare sulla tragedia del ponte Morandi di Genova e non solo – l’Esecutivo di Giuseppe Conte ha solo messo una pezza su una delle più grandi vergogne della vecchia politica, di ogni colore, che diede via la gestione della rete autostradale pagata dagli italiani per due lire, permettendo ai privati di macinare per anni utili stratosferici. In futuro tutto questo non accadrà più, il pubblico potrà incassare una parte più cospicua dei pedaggi e vigilare meglio sulle manutenzioni.

Per arrivare a tutto questo c’era però da superare i vincoli legali onerosissimi accordati da chi ha governato il Paese per decenni, andando a braccetto chissà perché con i Benetton, e quando si esce da un qualunque affare c’è sempre da far fronte a una penale. Certo, ai tempi del Re Sole tutto ciò si poteva evitare, ma oggi non si può prescindere dalle ragioni dei fondi, anche esteri, che hanno investito in Autostrade e nella holding Atlantia, entrando alle vecchie condizioni, e adesso pronte a far causa (e vincerla certamente) se dovessero essere espropriate.

D’altra parte, i politici da strapazzo e i giornali complici che negano questa incontrovertibile realtà, sono gli stessi per cui lo Stato doveva cancellare tutto l’anno le tasse e altri illusionismi economici del genere, ovviamente senza dirci chi paga il conto dei servizi. Dunque prendiamo atto che i Benetton non saluteranno con le tasche vuote, ma invece di indignarci per chi sta pagando per toglierceli di torno, prendiamocela con i partiti che a suo tempo firmarono i contratti, osservando che in cima alla lista ci sono quelli oggi capitanati da Berlusconi e Salvini.