La grande operazione “Diffama i Cinque Stelle” va avanti da anni, ma dopo il voto in Abruzzo e Sardegna è scattata l’offensiva, con una raffica di storielle amplificate all’infinito e – vedi la coincidenza – finite tutte in prima pagina sui soliti giornaloni, come se i guai del Paese non offrissero ampia scelta tra i problemi veri. Così ieri questo un quotidiano metteva in massima evidenza le rivelazioni del ministro Tria in Parlamento sul ricatto subito dall’Italia per accettare il bail-in con la minaccia del ministro tedesco dell’epoca di spargere il panico sui mercati, sostenendo che stavamo per fallire.
Un fatto gravissimo, che lo stesso Tria è stato indotto chissà come a ritrattare, e che su molti giornali è stato quasi nascosto in fondo alle pagine interne. Certo, c’erano cose molto più importanti da far conoscere ai lettori, se possiamo considerare importanti le vicende sentimentali e di rapporti nel M5S della deputata Giulia Sarti, colpevole di non aver restituito una parte di quello stipendio che tutti i parlamentari di tutti i partiti non si sognano di privarsi.
Mentre le colonne del nostro giornalismo investigativo si scatenavano nella fondamentale ricerca degli sms tra la stessa Sarti e il riferimento per la comunicazione dei 5S, Rocco Casalino, ecco riesplodere il dibattito sul Tav, con il senatore piemontese Alberto Airola – sempre dei Cinque Stelle, ça va sans dire – che minaccia di lasciare il Movimento e portarsi via il simbolo in caso di via libera alla linea ferroviaria prevista in Val di Susa.
Ora è chiaro a tutti che questa battaglia ambientalista è fondamentale nella storia della forza politica fondata da Grillo e Casaleggio, dunque è più che normale sentire alzarsi i toni, ma il simbolo dei pentastellati sicuramente non è di Airola. La boutade meritava quindi poche righe nelle cronache politiche, se non fosse che enfatizzandola gettava un’ombra sulla compattezza dei Cinque Stelle, peraltro continuamente descritti come sul punto di dividersi.
Così Airola è finito nientepopodimeno che in apertura del sito di Repubblica, alimentano un giochino che vuole rappresentare gli eletti del Movimento come dilettanti, svitati e sull’orlo della scissione. Formalmente non si è scritta nessuna fake news, ma nella comunicazione non sempre serve mentire per convincerci tutti che pure gli asini volano.