Quando si dice che la pezza è peggio del buco. Dopo aver sbagliato tutto sulla forza dei talebani e sulla debolezza del regime fantoccio lasciato a presidiare Kabul, ieri il presidente americano Biden ha spiegato che vent’anni in Afghanistan sono serviti a combattere il terrorismo e non a costruire una nazione.
Fosse anche vero, ora che i combattenti islamici hanno inferto una lezione senza precedenti a tutto l’Occidente chissà quanti si metteranno in fila per rafforzare la Jihad. Dunque poche ciance, e prendiamo atto ancora una volta che i nostri valori non si possono esportare con le bombe. E per reazione prepariamoci agli orrori tipici degli Stati teocratici.
Gli afghani che hanno collaborato con la coalizione internazionale questo lo sanno bene, e non è un caso che preferiscano attaccarsi al carrello degli ultimi aerei in partenza e precipitare in volo piuttosto che affrontare quello che verrà. Dunque il dialogo tra civiltà sarà difficile ma non impossibile.
L’Italia su questo piano può fare più di tutti i bombardieri spediti dal Pentagono, puntando su un aiuto concreto alla popolazione povera di un Paese senza alcuna forza economica e industriale. Ora più che mai serve la cooperazione, e la capacità di mostrarci generosi aprendo corridoi umanitari.
Non farlo sarebbe la prova che noi “infedeli” abbandoniamo al loro destino persino chi ci ha aiutato. Siamo su un crinale delicatissimo, insomma, e continuare a nasconderci dietro ai Rambo ormai sappiamo che non serve.