L'Editoriale

Ora si può parlare di riforme

Paradossi della politica: ci volevano i Cinque Stelle per fare di Berlusconi uno statista a cui per la prima volta diranno grazie tutti. Accettando il passo indietro imposto da Di Maio, il Cavaliere permetterà la nascita dell’unico Governo possibile con le forze parlamentari che abbiamo. Un Esecutivo di impronta populista, sicuramente più in sintonia con il Paese rispetto a quelli partoriti negli ultimi anni dai giochi di Palazzo (Monti, Letta/Alfano e Gentiloni) o sonoramente bocciati dagli elettori (Renzi). Il nuovo Governo nato così inaspettatamente avrà una grandissima occasione: cambiare profondamente un Paese che da troppi anni non vede riforme profonde, al netto di tutte quelle annunciate e poi perse per strada o realizzate all’acqua di rose. Sia chiaro: la strada per Salvini e Di Maio è in salita e la convivenza non sarà facile. Il dna dei due alleati è molto diverso, come ci mostra limpidamente la mappa del voto del 4 marzo. I Cinque Stelle hanno fatto presa al Sud con la promessa dei reddito di cittadinanza, mentre la Lega è dilagata al Nord, battendo sulla riduzione fiscale della Flat tax, oltre che sul marchio di fabbrica di sicurezza e barriere agli immigrati. Ora, poiché il reddito di cittadinanza costa molto e la Flat tax riduce il gettito pubblico, le due cose insieme non si possono fare. Dunque alla fine qualcuno prenderà la fregatura. Lungo il cammino però ci sono tante altre cose da fare, e se i leader sapranno indicare ministri di qualità ci sarà solo l’imbarazzo della scelta su cosa fare per aggiustare questo Paese.