L'Editoriale

Padoan non pensa in grande

La campagna elettorale irrompe nella legge di bilancio e le anime della Sinistra se ne vanno in ordine sparso. Il Pd fa il cireneo portandosi in spalla la croce di una finanziaria scialba, Pisapia si accontenta della promessa che non ci saranno mance elettorali e si allinea al Governo, i D’Alemiani di Mdp non votano la relazione sul Def ma hanno già detto che approveranno la manovra per impedire la rivolta pure dei loro elettori nel malaugurato caso in cui aumenti l’aliquota dell’Iva. Tanto rumore per nulla, insomma, perché alla fine la legge con i conti dello Stato passerà, e sotto il vestito non ci troveremo niente. La quasi totalità dei 20 miliardi messi sul piatto da Padoan sono già impegnati per far fronte alle clausole dei precedenti impegni. Quel poco che resta sarà destinato a comprare i cerotti con cui contrastare l’avanzata della povertà. Nessuna traccia dunque del guizzo necessario per spingere sul serio la crescita. Invece di pensare in grande si preferisce consolidare i microscopici dati su Pil e occupazione. Un errore fatale perché tra breve finiranno gli stimoli monetari della Banca centrale europea e con la Merkel tornata pienamente in sella la ricreazione dell’ultimo anno sarà finita. Certo, stetti come siamo dentro i vincoli di bilancio e con la bassa crescita che abbiamo non sembra possibile fare di più. Ma accontentarsi o forzare le catene per darci una prospettiva migliore è una scelta della politica. A Sinistra faranno tutti i loro distinguo, ma su una cosa sono tutti uguali: l’idea di tagliare le tasse non li sfiora.