Molti lettori ieri ci hanno criticato, anche sulla pagina Facebook della Notizia, per aver comparato la manovra annunciata da Macron con quella in cottura qui in casa nostra. L’Eliseo può scalare 25 miliardi di tasse e dare un sostegno a chi è senza lavoro – cioè fare Flat tax e Reddito di cittadinanza – perché il debito pubblico francese è più basso di quello italiano, lo spread è meno di un quarto e qualcuno ci ha aggiunto che Parigi è tanto bella. Noi, con duemila e cocci miliardi di debito, e per di più con i populisti al governo, non dobbiamo rischiarci di sfidare i mercati e l’Europa, se no ce la faranno pagare e il conto resterà alle prossime generazioni. Premesso che senza dare uno shock all’economia resterà comunque poco, proprio perché siamo messi peggio della Francia abbiamo più diritto di adottare le stesse politiche espansive che sta preparando Macron. Non possiamo perché il 3% di deficit rispetto al Pil di Parigi è più sostenibile del nostro 1,6%? Non c’è dubbio che dal punto di vista dei mercati finanziari sia così, ma qui il tema non è la sostenibilità ma la sovranità del nostro Paese. E soprattutto la scelta tra continuare con le manovrine del passato o fare qualcosa di diverso. Chi sta sulla riva del fiume aspettando di veder affondare Di Maio e Salvini può trovare mille scuse, ma non raccontarci che i governi del passato hanno lasciato un Paese in salute e con una ragionevole equità sociale. Per questo non si capisce come possano dire che la stessa ricetta francese qui non s’ha da fare.
L'Editoriale