L'Editoriale

Per fortuna che erano pronti

Ieri i partiti della maggioranza si sono incartati sui loro stessi emendamenti, infilando e togliendo bandierine elettorali e norme senza copertura finanziaria, con l’unico risultato di buttar via altro tempo prezioso.

Pronti anche noi. Fa già ridere così lo slogan sui manifesti di alcuni candidati di Fratelli d’Italia alla Regione Lazio, copiato da quello della Meloni, a sua volta copiato dalla Le Pen. Viste le giravolte sulla Manovra – cioè la prima cosa sui cui il governo doveva essere pronto – di apparecchiata c’è solo la fiducia, che a nove giorni da fine anno pare ormai l’unica possibilità per non portare il bilancio dello Stato in regime provvisorio, mettendo in grandissima difficoltà tutti i centri di spesa.

Dilettanti allo sbaraglio, ieri i partiti della maggioranza si sono incartati sui loro stessi emendamenti, infilando e togliendo bandierine elettorali e norme senza copertura finanziaria, con l’unico risultato di buttar via altro tempo prezioso. La perla della giornata è stata però lo scudo penale per i reati fiscali, una sorta di privilegio medievale concesso al di sopra della legge, e che ormai per le destre è come l’abito blu: si porta su tutto.

Chiedere a Calenda, l’infiltrato a sinistra venuto allo scoperto come aspirapolvere di Forza Italia, che da ministro garantì lo scudo penale agli indiani di Arcelor Mittal pur di farli investire nell’ex Ilva. Così il gigante della siderurgia si prese l’impianto, ma a Taranto ancora adesso si muore per l’inquinamento, e alla transizione Green servirà altro tempo.

Per fortuna, in un sussulto di responsabilità, e di senso dello Stato, anche il Pd ha fatto quadrato con i 5 Stelle e lo scudo per chi non ha pagato le tasse ieri sera è saltato. In attesa che si trovi chi è “pronto” a infilarlo in qualche altro provvedimento.