L'Editoriale

Per una volta parliamo di noi

Una voce libera sempre più forte. Da 10 anni leale con i lettori. La Notizia taglia un altro importante risultato. E da oggi il sito è tutto nuovo.

Per una volta parliamo di noi

Oggi non vi racconto niente della scena politica, dei problemi nel Governo e di quelli altrettanto seri delle opposizioni, perché in questo giorno ho il dovere di dire qualcosa di noi. Esattamente dieci anni fa usciva in edicola il primo numero della Notizia, e quindi ho una festa da condividere con voi lettori, con i colleghi giornalisti e i collaboratori che permettono la pubblicazione cartacea e digitale del giornale che state leggendo. Un piccolo miracolo nell’attuale panorama dell’editoria, soprattutto se si considera che questa testata non grava sui cittadini col finanziamento pubblico.

Per questo, almeno per una volta, merita di essere raccontata la fatica che abbiamo fatto, e lo spirito che ci anima, anche perché avendo deliberatamente scelto di restare fuori dal circuito della Fieg (i grandi editori) e dunque delle rilevazioni Ads, spesso di noi si parla meno rispetto ad altre testate. Partiamo allora dall’inizio. Ben consapevoli che i giornali sono letti sempre meno, nel 2012 con un gruppo di giornalisti con esperienze (e sicurezze) in diversi giornali, forse per l’effetto di qualche birra di troppo, abbiamo messo a fuoco l’immagine di quello che ci sembrava un buco nell’offerta informativa nazionale.

L’idea di fondo me l’aveva regalata qualche anno prima un genio della comunicazione, Roberto D’Agostino. Ero andato a trovarlo a casa perché il vulcanico direttore uscente del Tempo, Franco Bechis, per me “Il maestro”, voleva che lo conoscessi insieme ad una serie di altre persone che a suo dire avrebbero potuto aiutarmi a sopravvivere alla direzione del giornale di Piazza Colonna, dove mi ritrovai a 38 anni per un imprevedibile azzardo dell’editore di allora, Domenico Bonifaci. Dagospia mi disse chiaramente che a Roma, città cresciuta essenzialmente su tre gambe – i costruttori, Santa romana Chiesa e la pubblica amministrazione – di quest’ultima si parlava poco. In realtà anche i segreti in Vaticano erano ben custoditi, ma visto che resistevano da secoli ci sembrò più a buon mercato provare a raccontare chi comanda davvero nei ministeri.

Così cominciammo a raccontare le storie di boiardi e grand commis di Stato, cioè di quelle manine che dieci anni dopo vediamo ancora togliere e aggiungere milioni di euro alla spesa pubblica senza il fastidio di chiedere o rendicontarne al Governo o al Parlamento.

Il Tempo però era un giornale troppo istituzionale per quel genere di racconti e quindi l’idea rimase sostanzialmente nel cassetto, fin quando non capitò appunto l’occasione di riprovarci con un foglio corsaro, senza scheletri nell’armadio e per questo difficile da bloccare: La Notizia. Un giornale però non è un fine, ma un mezzo con cui coinvolgere i lettori attorno a un’idea di comunità e di futuro. Su questo fummo chiari dal principio: la nostra stella polare sarebbe stata la luce riformista che in questo Paese brilla pochissimo, considerando tra le riforme assolutamente necessarie un maggior rispetto per l’Ambiente e un sostegno a quella parte del Paese che restava sempre più indietro.

Per arrivare alla stampa serviva però una gigantesca organizzazione e soprattutto una certa quantità di mezzi finanziari. Fummo bravissimi io e il vicedirettore che mi accompagnò agli esordi di quest’avventura, Marco Castoro, ad approntare una prima redazione d’emergenza, con i tavoli comprati all’Ikea e il lampadario che stava appeso con lo scotch. Poi convinsi non so ancora come un amico imprenditore, Vincenzo Zappalà, a darci i primi soldi necessari per partire. In realtà oggi lo so come ho fatto: mi voleva bene come me ne vuole ancora. Un amico fornitore, Paolo Pitzorno, ci diede i computer, uno dei maggiori stampatori d’Italia, Mario Farina, volle acquistare il due per cento della società editrice, che l’anno dopo portò al quattro. Mio fratello Sergio, altri importanti imprenditori come Sergio Schisani e Paolo Milone misero un chip.

Una voce libera sempre più forte. Da 10 anni leale con i lettori. La Notizia taglia un altro importante risultato. E da oggi il sito è tutto nuovo

E il 12 marzo 2013 si andò in stampa. Il nostro responsabile della distribuzione, un eterno ragazzo che smistava giornali per l’Italia da quando aveva 14 anni, Fabrizio Granatelli, ci portò nelle edicole di Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, L’Aquila, Napoli e altre grandi città ancora oltre Roma, dove avevamo la sede centrale, data in comodato gratuito da una imprenditrice illuminata, Myra Bonifazi. Una seconda redazione stava invece a Sesto San Giovanni, in un incubatore di start up innovative sostenuto dalla Provincia di Milano.

“Cosa c’è di innovativo in un giornale che apparentemente è tradizionale?” ci chiedevano tutti. “Molto”, spiegavamo, e aver tagliato oggi questo traguardo oggettivamente lo dimostra. Molto internet e social e poca carta è stato il primo passo vincente, perché la stampa sarà pure il passato e lo smartphone il futuro, ma noi viviamo nel presente e avere un’edizione cartacea con un costo contingentato ci ha fatto entrare subito nelle rassegne stampa tv, delle istituzioni e del mondo produttivo.

Per farci conoscere abbiamo distribuito il giornale gratuitamente per due anni in 650 farmacie del Lazio, grazie a una lungimirante collaborazione dei dirigenti regionali di Federfarma dell’epoca, con in testa il dottor Franco Caprino. A lui va la mia riconoscenza, ma anche quella di diecimila persone che entravano tutti i giorni nelle farmacie a ritirare gratis il loro giornale. Un po’ la stessa cosa che abbiamo fatto successivamente su una piccola rete di tabaccai di Roma, coinvolti dalla loro Federazione nazionale, la Fit, dove il direttore generale Stefano Bartoli si prodiga tuttora per attrarre clienti nelle attività commerciali degli associati. Un esperimento che è riuscito, tanto che col nuovo presidente Mario Antonelli questa collaborazione prosegue in formato digitale.

Tutto questo però non bastava a coprire le tante spese, gli stipendi e le spese legali per le cause che ci hanno fatto da tutte le parti: politici di destra e di sinistra, sindacalisti, magistrati, imprenditori e faccendieri. I primi anni perciò sono stati durissimi, e ciononostante siamo riusciti a coinvolgere collaboratori prestigiosi e di ogni area, mettendo a confronto dall’ex direttore dell’Unità Peppino Calderola, a Maria Giovanna Maglie, da Isabella Rauti ad Aldo Forbice, Monica Setta, Paolo di Mizio e altri ancora, che hanno bilanciato l’età mediamente molto giovane della redazione.

Coerentemente alla nostra linea riformista, i primi mesi abbiamo seguito con speranza l’affermarsi di Matteo Renzi alla segreteria del Pd e alla guida del Governo, ma quasi subito ne abbiamo percepito l’intenzione di fare tutt’altro, mentre veniva occupato ogni strapuntino di potere nel Paese. Perciò abbiamo lasciato perdere quasi subito Renzi e iniziato a seguire un po’ più da vicino altre esperienze, a cominciare dai Cinque Stelle che nascevano in quell’epoca, e che sono ancora oggi – che piaccia o no – la forza politica più radicale su temi come la Pace, la sostenibilità, l’equità sociale. Questo non significa che non li abbiamo criticati quando ritenevamo che sbagliassero, o che ci abbiano mai sostenuto con contributi economici.

Le cose però continuavano a restare difficili e per questo abbiamo dovuto limitare la distribuzione nelle edicole di Roma e di poche altre città, anche perché denunciando a destra e a sinistra diventavamo indigesti su quasi tutti gli spazi in tv. La Rai, in particolare, ci ospita pochissimo e ci esclude persino dalle rassegne stampa, al contrario di quanto avviene con giornali che senza il contributo pubblico non uscirebbero più di una settimana, e comunque certamente meno letti del nostro. Questa forma di censura – e non ci sono termini per definirla in altro modo – ci ha procurato grande amarezza e danneggiato, ma non ci ha fatto recedere di un passo dalle nostre convinzioni e dal realizzare centinaia di inchieste e di articoli che hanno lasciato il segno nei Palazzi.

Il caposervizio (fino al 2018) Stefano Sansonetti ha procurato un’epidemia di mal di pancia, così come il resto della redazione dove dovrei usare troppo spazio per ringraziare tutti. Mi limiterò perciò ad alcuni che hanno fortemente contributo, a partire da Monica Tagliapietra, Clemente Pistilli, Raffaella Malito, Klaus Davi, Caris Vanghetti, Vittorio Pezzuto, Angelo Perfetti, Giorgio Velardi, Stefano Iannaccone, Paola Alagia, Fabrizio D’Ernesto, Mirella Molinaro, Antonello Di Lella, Alessandro D’Amato, Laura Tecce, Fabrizio Capecelatro, Virginia Saba, Marco Nardo, e più di recente Antonio Murzio, Maria Elena Cosenza, Sara Manfuso, Ubaldo Ferrini, Ilaria Giudice, Linda Di Benedetto, e davvero tanti altri.

In questi dieci anni La Notizia è stata una fucina di idee, creatività, bellissimo giornalismo, e con il tempo i risultati di diffusione hanno cominciato ad arrivare, al punto di raggiungere nel 2020 il pareggio di bilancio e di riaprire nel 2022 l’edizione di Milano. Per questo ci ha dato un aiuto logistico straordinario l’agenzia di servizi Ethica, di Silvia Piccione. Nel 2019 Mediaset ha cominciato a invitarci con una certa regolarità, e in particolare Paolo Del Debbio, fin quando la nostra intransigenza nel difendere provvedimenti sacrosanti – dalle misure per limitare il Covid (oggi sono tutti bravi a dire che si poteva fare altro!) al Reddito di cittadinanza – non ci ha fatto allontanare pure da là. Ovviamente abbiamo trovato sulla nostra strada anche parecchi opportunisti, ma come si dice: il tempo mette ogni re nel suo trono e ogni clown nel suo circo.

Noi, giorno dopo giorno siamo andati avanti e oggi questo quotidiano ha una solida squadra, con il vice direttore Antonio Pitoni e il vice capo servizio e responsabile dell’edizione online Fabrizio Colarieti, punti di riferimento per tutti, Giulio Cavalli e Carmine Gazzanni che è diventato professionista qui e già scrive libri di successo, Davide Manlio Ruffolo che sta diventando una firma nella cronaca giudiziaria, la fantasiosa Stefania Cozzoli che presidia il reparto grafico con la collaborazione di Stefano Acciari, e Anna Bartolino, il visionario Carlo Melis che sovrintende ai servizi della piattaforma web. Tutti coordinati, me compreso, da una abilissima segretaria di redazione, Monica Panzironi, e dalla nostra responsabile amministrativa Giovanna Di Lellio, lo studio di consulenza del lavoro di Matteo Sanfilippo, lo studio commercialistico Lucangeli e la nostra concessionaria della pubblicità Ready To, guidata da Cristina Panzironi.

Persone, insomma, senza le quali questo giornale non esisterebbe, e che devono insieme a me un grandissimo grazie a tutti voi lettori, a chi ci sostiene con la pubblicità e a chi ci aiuta a crescere, dal direttore tecnico della tipografia Litosud, Nedo Antonietti con il futuro – ma già anche il presente della stessa società – Marco e Gianluca Farina, ai dirigenti delle nostre società di distribuzione Tirreno Press a Roma e Mdm a Milano, all’Agenzia fotografica A3, alla società Miles 33 che cura lo sfogliatore su App e computer, agli avvocati Luca e Giuseppe Pedullà, Gianluigi Gaeta, Giulio Pitoni, agli edicolanti che ci espongono, ai giornalisti e alle tv che ci invitano permettendoci di dare visibilità a tutto questo lavoro.

Una visibilità che da oggi aumenterà ancora grazie al regalo che ci siamo fatti per questo compleanno così importante: il restyling completo del sito www.lanotiziagiornale.it che vi invito a consultare. Mi scuso a questo punto con tutte le altre persone che hanno fatto molto per noi, ma a mancare è lo spazio e non la memoria. Grazie a tutti e approfitto di questa edizione del giornale, così carica anche di pubblicità – che ci aiuta a guardare avanti con ottimismo – per rinnovare l’impegno con tutti voi che ci acquistate a raccontare la realtà sempre con lo stesso entusiasmo e la lealtà del primo giorno.