Abituati come sono a mettere il bavaglio ai giornalisti, i ministri e i loro sottopancia si tappano la bocca da soli. Inarrivabile, in tal senso, il guardasigilli Nordio, che ieri ha risposto a un’interrogazione parlamentare sul caso del poliziotto pistolero, Pozzolo, “inchinandosi al segreto istruttorio”. Per saperne di più su chi ha sparato a un uomo alla festa di Capodanno col sottosegretario Delmastro, tanto valeva affidarsi a una seduta spiritica.
Sulla faccenda, che sarebbe già dimenticata se solo raccontassero tutti la verità, continuano a girare versioni differenti. E lo stesso proprietario dell’arma, il deputato di Fratelli d’Italia sospeso dal partito, si riserva di dire la sua solo al pubblico ministero che indaga sui fatti, dopo l’esame dello Stub (cioè, la presenza di polvere da sparo addosso). Eppure, Pozzolo la sua verità avrebbe dovuto raccontarla già ai carabinieri che l’hanno trattenuto per ore in caserma.
In ogni caso, le ricostruzioni ricavate anche dalle dichiarazioni di Delmastro e della sua scorta restano distanti. Così, insomma, abbiamo una serie di uomini delle istituzioni – che solo per questo dovrebbero essere doppiamente trasparenti nei confronti dei cittadini – che omettono, rinviano, fanno melina, comunicando al Paese che in certi casi è meglio farsi i fatti propri, dire il minimo indispensabile e lasciare ad altri il compito di fare chiarezza su quelli che hanno tutta l’aria di essere reati. Ma dove può andare un paese con i politici col paraocchi e i giornalisti col bavaglio?