L'Editoriale

Qui si torna all’olio di ricino

La Lega ha provato a silurare Busia, salvo poi ritrattare - al solito - per il semplice motivo che la politica non ha un tale potere sulle Authority.

Qui si torna all’olio di ricino

Che ne sanno i nostri politici di come va la vita qui, sul Pianeta Terra. Soprattutto certi signori che campano da decenni con gli stipendi d’oro del Parlamento, scorrazzati a spese nostre sulle auto blu e rimborsati di tutto, è naturale che nel tempo abbiano perso il contatto con la realtà.

E se resta storica la faccia confusa dell’allora ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan davanti a Salvini che gli chiedeva in tv quanto costasse un litro di latte, lo stesso leader della Lega – che campa di politica dal 1993 – altrettanto non ha più la minima idea di come funzioni il sistema degli appalti, e non solo al Sud.

A fargli un disegnino è stato ieri il Presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, che guidando un organo indipendente dai partiti, ha fatto come quel bambino di fronte al re nudo, unico a riferire al sovrano che il magnifico abito indossato era immaginario, e per di più gli si vedevano tutte le vergogne. Nella celebre fiaba di Andersen il monarca però era illuminato, e perciò lodò quella voce di verità.

Nulla a che vedere con Matteo nostro, che si fregia di essere l’ispiratore del nuovo Codice degli Appalti, dove è previsto il quasi totale addio alle gare per affidare i soldi dello Stato. Così il Carroccio ha provato a silurare Busia, salvo poi ritrattare – al solito – per il semplice motivo che la politica non ha un tale potere sulle Authority. La vicenda però ci lascia una lezione: l’unica cosa che avanza spedita in Italia è il ritorno al manganello. Con i rave party o con l’Anticorruzione, il modo di dare le legnate è lo stesso.