L'Editoriale

Il discorso più bello (speriamo) al Quirinale

Il Capo dello Stato, al secondo mandato per lo stallo politico della scorsa legislatura, oggi è il garante del Parlamento

Il discorso più bello (speriamo) al Quirinale

Dopo sette discorsi di fine anno del Presidente Mattarella, sempre pieni di inviti e citazioni che poi giornali e tv ci fanno digerire per giorni, più del panettone, stasera all’ottavo appuntamento sarebbe bello sentire qualcosa di più. Il Capo dello Stato, al secondo mandato per lo stallo politico della scorsa legislatura, oggi è il garante di un Parlamento dove la maggioranza toglie alle opposizioni il diritto di discutere norme rilevanti sui diritti dei cittadini, com’è avvenuto ieri imponendo la tagliola sul decreto rave.

Una maggioranza che vuole cambiare la Costituzione e lo stesso ruolo del Quirinale, trasformandoci in una Repubblica presidenziale. In questo scenario, parte del Paese è ai margini di un’esistenza dignitosa, e con la Manovra economica delle destre perderà anche quel poco che riceveva per sopravvivere. Questi italiani, milioni di italiani, non meritano di essere dimenticati. Certo, il popolo sovrano ha dato un mandato elettorale chiaro ai partiti al governo, ma altrettanto chiaro è il compito di chi rappresenta tutti i cittadini nel pretendere che nessuno sia lasciato indietro.

Ecco, invece di richiami identici a quelli degli anni precedenti su giovani, donne, studenti, imprese, ecc. ecc. che lasciano il tempo che trovano, oggi servirebbe un’indicazione chiara sull’urgenza di una maggiore equità sociale e territoriale. Un obiettivo che ha bisogno per prima cosa di far tornare la pace ai confini dell’Europa, anche smettendola di inviare armi che per loro natura allungano le guerre invece di farle smettere.