Sarebbe stato avvisato dall’esercito Usa del raid israeliano di ieri contro i vertici di Hamas durante il negoziato sul piano di pace Usa a Doha, in Qatar. Che si aggiunge così all’elenco dei Paesi sovrani – dopo Libano, Yemen, Siria, Iran e Iraq (oltre ovviamente all’occupazione di Gaza e della Cisgiordania) – colpiti dal governo Netanyahu in violazione del diritto internazionale.
Ma il presidente degli Stati Uniti non ha fatto nulla per fermarlo. Dalla Casa Bianca si sono limitati a far sapere che “Trump non ha un’opinione positiva dell’attacco ad un alleato degli Stati Uniti come il Qatar, che sta lavorando per la pace”. Ma “l’obiettivo di eliminare Hamas è giusto”.
Un’altra perla che l’autocandidato al Nobel potrà aggiungere al suo curriculum per l’Accademia insieme al bombardamento illegale dell’Iran ad opera degli Usa. Nello stesso giorno le cosiddette autorità tunisine cercano di far passare per un incendio causato da una sigaretta quello che ha tutta l’aria di un ordigno sganciato sulla Family Boat della Global Sumud Flotilla, probabilmente da un drone (comandato da chi?).
Il tutto mentre l’iniziativa umanitaria dal basso, nell’indecente inerzia dei governi occidentali, viene vilipesa dai giornali di destra e bollata come anti-producente perfino dalla Commissione Ue, che dovrebbe vergognarsi per non aver adottato uno straccio di sanzione contro il genocidio a Gaza. Quousque tandem abutere, Netanyahu, Trump, von der Leyen & Co, patientia nostra? Già, fino a quando?