Il caso (o)Scurati che ha scatenato negli ultimi giorni roventi polemiche sul servizio pubblico radio-televisivo finirà come deve finire. Disperdendosi come al solito nel nulla. Un film già visto nella Rai pagata dagli italiani, ma controllata dai partiti e dal governo di turno, dove si continua a cambiare tutto perché nulla cambi ad ogni cambio di maggioranza. Per la politica, d’altra parte, l’informazione pubblica è un bene troppo prezioso per pensare che, in uno scatto d’orgoglio, possa farsi da parte liberandola dal suo giogo. E anche chi oggi dall’opposizione grida all’occupazione della Tv di Stato non si è certo sottratto alle pratiche lottizzatorie che adesso rimprovera alla maggioranza.
È stata del resto proprio la riforma del 2015 (governo Renzi a trazione Pd) modificando la precedente normativa (legge Gasparri del 2005) ad aggravare la situazione che è oggi sotto gli occhi di tutti. Dal 2018 il Cda della Rai, passato da nove a sette componenti, è formato da quattro membri nominati da Camera e Senato, uno dall’assemblea dei dipendenti di Viale Mazzini, e due (tra i quali l’amministratore delegato) direttamente dal ministero del Tesoro in veste di azionista. Così l’ingerenza della politica si è allargata ulteriormente: dal Parlamento al governo di turno. Un andazzo che legittima il contribuente a chiedersi se valga la pena continuare a finanziare (con il canone) una Rai i cui vertici rispondono alla politica e nella quale la missione stessa di servizio pubblico, che le è stata affidata, si confonde sempre più spesso con gli interessi di parte della maggioranza che li ha nominati.
Un circolo vizioso che può essere interrotto solo in due modi. Privatizzando la Tv pubblica con il rischio di cadere dalla padella nella brace qualora finisse nelle mani di uno dei tanti editori impuri che, fuori dal recinto di Viale Mazzini, popolano il panorama dell’informazione italiana con i loro conflitti di interessi, in alcuni casi perfino di natura politica. Oppure con una riforma seria che recida definitivamente il cordone ombelicale che la lega alla politica. Ovviamente prevarrà l’istinto di autoconservazione del potere. Dalla Rai, Radio Televisione Italiana Occupata, è tutto.