L'Editoriale

Referendum, Financial Times & co., il ricatto dei potentoni

Incurante di portare sfiga alle cause che appoggia, la finanza mondiale sta riprovando a orientare il referendum in Italia spingendo il Sì a più non posso.

La batosta presa negli Stati Uniti non è bastata ai potentoni della finanza mondiale. Incuranti di portare sfiga (elettoralmente parlando) alle cause che appoggiano, stanno riprovando a orientare il referendum in Italia spingendo il Sì a più non posso. Le avvisaglie si erano viste già da mesi, con una sfilza di dichiarazioni di banchieri, industriali e grandi lobby. Venerdì scorso ci aveva messo il sigillo la Banca d’Italia, istituzione che nonostante sia stata svuotata di poteri dalla Bce e di fatto ridotta a un costosissimo centro studi, ha terrorizzato chi vuole votare No, annunciando in caso di vittoria forti turbolenze sui mercati.

Se tutto questo non bastasse, dal britannico Financial Times agli americani Bloomberg e Wall Street Journal, la grande stampa economica ha disegnato scenari apocalittici, con l’Italia buttata fuori dall’euro e un terremoto sulle nostre imprese. Se a qualcuno fosse sfuggito, nell’ultima corsa alla Casa Bianca abbiamo avuto 400 quotidiani e tutte le syndication Tv schierate con la Clinton e solo 9 giornali con Trump. Abbiamo visto com’è andata a finire. In questa era della comunicazione alle urne non si vince ricattando gli elettori.