L'Editoriale

Rimpasto uguale disastro

Ci vuole la verifica! Certo che ha ragione il capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci, intendendo però che va verificato cosa ci fa nei dem quello che piuttosto sembra un infiltrato di Renzi. Dopo aver fatto carriera parlamentare come fedelissimo dell’ex premier di Rignano, Marcucci a sorpresa aveva rinunciato ad unirsi alla sparuta pattuglia di Italia Viva, ottenendo in cambio da Zingaretti di restare nell’attuale ruolo strategico a Palazzo Madama.

Posizione mantenuta coerentemente col segretario del partito fino a ieri, quando intervenendo come capogruppo ha deciso di fare di testa sua, aprendo quasi una crisi di governo. Il senatore del secondo partito più rilevante della maggioranza – che quando c’è da dividere poltrone eccome se fa sentire il suo peso – ha messo in dubbio la capacità del Governo stesso e di alcuni dei suoi ministri in particolare, senza tirare fuori dal mazzo quelli propri, e così spianando la strada quanto meno a una giostra di poltrone.

Ora non siamo verginelle e in politica non c’è da scandalizzarsi per chi insegue sempre più potere, ma parlare di rimpasto nel mezzo di una pandemia assomiglia a voler fare un party mentre la casa brucia. Un segnale orribile e assurdo, di cui nessuno sente il bisogno, tranne i diretti beneficiari – o aspiranti tali – che si agitano nelle fila renziane, spesso in combutta con le opposizioni, dove non pare vero di mettere ancora più in difficoltà Conte. E pazienza se in piena emergenza a pagare il prezzo di un’eventuale crisi sarebbero i cittadini. Chi pensa prima di tutto alle poltrone non può pensare anche a loro.