Invece di festeggiare l’ingresso in Parlamento con lo champagne, il mucchio di deputati e senatori eletti lunedì scorso e trombati il martedì dopo dal cosiddetto “effetto flipper” facevano meglio a levare il fiasco a chi ha escogitato la legge elettorale più pazza del mondo.
Senza rispetto per il diritto dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti, il Rosatellum è la prima causa del fortissimo astensionismo, in quanto relega gli elettori al ruolo di meri esecutori delle decisioni prese dai leader di partito, con i territori umiliati dall’obbligo di affidarsi a perfetti sconosciuti paracadutati da una parte all’altra del Paese. Un sistema che la Consulta ha in parte contestato, ma che i partiti si sono guardati bene dal riformare, visto che gli permette di selezionare i fedelissimi.
Così anche questa legislatura viene fuori da un tale accrocco, incomprensibile pure al Viminale, dove in due giorni hanno bocciato e ripescato un bel po’ di gente, compreso Bossi, rischiando di far venire un colpo più a Salvini che al senatur, visto che da qui poteva partire la rivolta per cambiare la segreteria della Lega.
Ma non è da meno lo sgomento delle comunità che vedono i loro candidati stravotati esclusi a vantaggio di chissà chi e magari con meno elettori. Per questo, insieme alla guerra, alle bollette e a tutte le emergenze, una riforma da fare subito è proprio quella elettorale. Diversamente al prossimo giro facciamo pure a meno delle urne, perché di elettori se ne vedranno sempre meno e gli eletti se li potranno giocare ai dadi direttamente nelle sedi di partito.