Più che una foto segnaletica, quella di Trump in arresto è una straordinaria locandina elettorale. E se i repubblicani non tireranno subito qualche sorpresa fuori dal cilindro, l’anno prossimo ci ritroveremo il tycoon in corsa per la Casa Bianca. Uno scenario incommestibile da quel 6 gennaio 2021 in cui i suoi fan diedero l’assalto a Capitol Hill, mettendo sotto assedio insieme al Parlamento l’intero sistema democratico americano.
Non che manchino altri motivi, ma già solo per questo Trump merita un posto di rilievo tra i peggiori presidenti Usa. Purtroppo, però, in alternativa per ora abbiamo solo Biden, che praticamente non ha rivali sul versante democratico. E con i buoni dati economici che può vantare (il Pil a stelle e strisce è più del doppio di quello europeo) ha serie possibilità di un secondo mandato.
Vista dal nostro lato dell’Atlantico, la partita è però delicatissima. Trump, con le sue posizioni sulla guerra in Ucraina, potrebbe favorire la fine delle ostilità, mentre Biden ancora ieri parlava di nuove armi per Zelensky. Sarà dunque macchiettistico e impresentabile, ma se noi europei guardiamo al nostro tornaconto, e al prezzo che paghiamo per un conflitto che ci indebolisce economicamente rispetto a Usa e Cina, allora è per Trump che siamo costretti a fare il tifo.
E a meno di riuscire a imporre ai governi europei una linea politica diversa dall’attuale, più autonoma da Washington e capace di spingere la pace, non ci resta che assistere alla sfida dei due grandi vecchi con un’unica certezza: il più pulito ha la rogna.